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TRAINING AUTOGENO DALL’ASCOLTO DEL CORPO
L’utilizzazione del Training Autogeno (T.A.) permette di lavorare con il cliente sui disturbi d’ansia e disturbi psicosomatici, con risultati soddisfacenti, laddove per l’utente non è pensabile un percorso di tipo diverso, oppure nei casi in cui è necessaria una presa di coscienza del proprio disagio, del proprio corpo, un’introspezione e vi è un desiderio/bisogno di intraprendere un percorso a breve termine ma di una certa efficacia. II T.A. costituisce un valido strumento di prevenzione e di cura ed offre ampie possibilità di applicazione e di risoluzione delle proprie difficoltà.
Fin dalla vita intrauterina siamo sottoposti a un continuo susseguirsi di stimoli, o agenti stressanti, che colpiscono la nostra unità biopsichica. Questi stimoli possono essere di vario genere, ma la risposta è sempre data da una iniziale reazione di allarme con una tensione, una, preparazione all’attività, che ha lo scopo di mantenere l’adattamento più adeguato alle condizioni ambientali. Con il passare degli anni e con il continuo ripetersi di questo modello di risposta, si verifica un rinforzo di essa: la diretta conseguenza di ciò è che, anche quando cessa lo stimolo che l’aveva provocata, non sempre riusciamo a riportarci a uno stato di equilibrio funzionale. L’essere ripetutamente esposti ad agenti stressanti e, di conseguenza, il continuo trovarsi in tensione senza riposo sufficiente per recuperare le energie disperse, scatena un processo di deterioramento che insidia qualsiasi aspetto dell’esperienza e della prestazione umana.
Ciò significa che l’adattamento alle condizioni ambientali, con la tensione che ne segue, ha limiti non valicabili. Dopo la prima reazione di allarme l’organismo si adatta, poi resiste e infine si arriva all’esaurimento. Conseguentemente, è facile sviluppare risposte psicofisiche disadattive, ad esempio l’ansia. Diventa quindi necessario imparare ad adattarsi ai nuovi contesti e a reagire in maniera ottimale agli stimoli provenienti dall’esterno.
La ricerca di mezzi di distensione è sempre più urgente. Già a partire dal XIX sec, i disturbi d’ansia e stress correlati hanno interessato una fetta consistente di clienti; i disturbi d’ansia interessano il 12.6% della popolazione su base annua (Andrews 1994). Dalla ricerca risulta che i disturbi d’ansia rappresentano il maggiore problema per la salute mentale della popolazione (APA 1980). Anche il medico, nella sua pratica quotidiana, rilevala molteplicità di forme con cui si presenta questo disturbo: da quelle più dirette, come uno stato di tensione generale, o di insonnia persistente, o di timore ossessivo e immotivato per qualche malattia, a quelle più mascherate, come una continua astenia, o disturbi della sfera sessuale, o distonie neurovegetative, fino ad arrivare, appunto alle vere e proprie alterazioni psicosomatiche.
È possibile smorzare questa tensione attraverso il rilassamento psicologico e somatico, realizzato tramite la tecnica del T.A., che è una tecnica somatica, ma che costituisce un vero e proprio strumento psicoterapeutico. II T.A non deve dunque essere considerato come una tecnica distensiva pura e semplice, poiché non basta sdraiarsi su un letto o “buttarsi” in una comoda poltrona per ottenere uno stato di calma e di rilassamento. Esso è un intervento a breve termine, con il quale si possono ottenere sostanziali modificazioni psicofisiologiche e, di conseguenza, mutamenti strutturali nel modo di comportarsi (AAVV 1984, Balzarini1980).
L’aspetto del rilassamento è certo un elemento importante nel T. A. ma esso deve essere inteso non già come nucleo centrale della tecnica, bensì come un effetto della stessa (Schultz1968). Come sottolinea Scultzh stesso, il soggetto ha la responsabilità di condurre il proprio trattamento, provocando quindi in sé stesso il passaggio, o “commutazione”, dallo stato normale a quello autogeno. Il fenomeno della commutazione è assai complesso; in sintesi, con essa si verifica un abbassamento generale del biotono tipico dello stato di veglia e si hanno dei mutamenti funzionali che sono diametralmente opposti agli effetti dello stress.
L’atteggiamento da assumere durante l’esecuzione degli esercizi è quello della “concentrazione passiva”. La tecnica è caratterizzata dall’induzione di uno stato di rilassamento muscolare mediante la concentrazione sulla pesantezza della massa corporea e su un senso generale e piacevole di calore, e da esercizi complementari. Infatti, gli obiettivi principali del T.A., oltre ad essere distensione fisica e psichica, sono anche un miglioramento del senso di tranquillità, il tutto per prendere coscienza del proprio corpo.
Gli esercizi complementari servono per far acquisire la percezione e il controllo dell’attività cardiaca e respiratoria; concentrandosi poi sulla regione epigastrica piacevolmente calda e sulla fronte fresca, la sensazione di calma, di vuoto psichico, si fa completa (De Bousingen 1993). Raggiunto un buon grado di rilassamento è anche possibile inserire le cosiddette formule “intenzionali” e “organo-specifiche”, cioè brevi proposizioni che vengono ripetute, prima di interrompere l’esercizio, al fine di raggiungere uno scopo ben preciso nel comportamento. Le formule “organo-specifiche” tendono a mantenere o a rinforzare le modificazioni fisiologiche già indotte dagli esercizi e dalle formule standard; il loro uso può essere assai efficace nel trattamento di alcune malattie. Le formule “intenzionali”, invece, avrebbero un effetto di suggestione analogo a quello dei compiti postipnotici.
La presa di coscienza del corpo è un fattore molto importante nel T.A. Di solito consideriamo il nostro corpo come qualcosa di automatico, che va avanti per conto suo, e quasi non ci accorgiamo di averlo, non gli prestiamo attenzione. Gli esercizi del TA permettono un dialogo diverso con il corpo, una migliore consapevolezza del rapporto che si ha con esso (AAVV1987, De Chirico 2002). Nei casi in cui risulti necessaria una terapia breve focale, la tecnica del T.A. si presenta come uno strumento valido d’intervento, che può essere utilizzato da solo o servire da preparazione, da “apri-pista” ad un lavoro terapeutico successivo (AAVV 1987, Dinelli 2001).
Ricerche eseguite su una casistica molto vasta di pazienti psicosomatici dimostrano che il T.A. associato alla psicoterapia, o da solo, è particolarmente utile, rieducando al giusto ritmo tra tensione e rilassamento al quale l’individuo non è più abituato. I risultati più brillanti si hanno nella cefalea da tensione muscolare, nelle gastroduodeniti e nelle coliti spastiche, nei disturbi funzionali cardiaci, nelle ipertensioni respiratorie, specie nell’asma bronchiale, e in molti disturbi della sfera sessuale (Pancheri 1993, Peresson 1990, Pozzi 1981).
L’applicazione del TA non può avvenire invece, almeno nella orma tipica del metodo, nei soggetti che soffrono di gravi disturbi psichici con dissociazione della personalità. Essa è assolutamente sconsigliabile, sempre nella sua forma tipica, in presenza di determinate lesioni organiche o di predisposizioni patologiche particolari (Hoffmann 1980). Tutto questo suggerisce che è necessario che le formule standard da usare nei singoli esercizi e le formule intenzionali devono venire preparate e adattare con la massima attenzione a quello che è l’individuo nella sua unità psicofisica.
Altri risultati rilevanti si ottengono nel mondo dello sport, poiché il T.A. consente in ambito sportivo di allenare anche la parte mentale ed emotiva. Motivazione, fiducia, concentrazione, emozioni ed arousal sono tra i fattori psicologici più rilevanti che condizionano la performance atletica. Di conseguenza sono stati elaborati vari programmi di mental training, tra cui l’insegnamento del T.A., (scientificamente validati con attività di ricerca) per insegnare all’atleta e/o alla squadra le abilità necessarie per esprimere al meglio le potenzialità personali.
La psicologia dello sport nasce negli anni ’60 come una disciplina specifica all’interno delle scienze delle attività motorie e sportive. In passato gli allenamenti sportivi erano quasi esclusivamente orientati a sviluppare le abilità tecniche dell’atleta; poi nel tempo, ci si è accorti di quanto sia fondamentale allenare anche la parte mentale ed emotiva. Di conseguenza l’utilizzo del T.A. è d’aiuto alla prestazione in quanto facilita un miglioramento della capacità di concentrazione, attenzione e memoria, a seguito anche di un recupero psicofisico delle energie, di un miglioramento della qualità del sonno e di autocontrollo ed autodeterminazione. Infine, consente di ridurre i rischi legati allo stress ad ansia correlata a breve, medio e lungo termine, incrementando il tono dell’umore e migliorando le relazioni interpersonali.
CONCLUSIONI
Il training autogeno, quale tecnica focale breve, considera l’aspetto psicologico e somatico dell’individuo, permettendo un immediato ed efficace intervento che trova applicazione nei casi più disparati, incluso quello sportivo. Spesso il T.A. può rappresentare un primo strumento-contatto col proprio corpo ed è inoltre valido quando il cliente han una disponibilità di tempo limitata (Salardi 1990). Occorre comunque tenere presente anche i limiti di questo intervento che pur essendo efficace per alcuni sintomi, non può essere sempre certamente risolutivo; dipende dalle problematiche evidenziate dal paziente.
II T.A. permette una presa di coscienza, un’introspezione ed una possibilità d’intervento rispetto alle proprie difficoltà e spesso apre la strada ad un percorso più profondo, permettendo prima di tutto di raggiungere una certa consapevolezza del proprio corpo e di corregge li rapporto tra sé stessi e quest’ultimo. In questi casi serve ristabilire un giusto rapporto con il corpo ed una corretta interpretazione dei suoi messaggi. II T.A., quindi, costituisce un buon approccio per l’ascolto del corpo e la sua rieducazione.
Questa tecnica è uno strumento estremamente valido in ambito sportivo, in quanto consente di lavorare in ambito mentale sulla gestione delle emozioni e dello stress, sulla concentrazione, sull’attenzione, sull’autodeterminazione e sul recupero psicofisico, riducendo eventuali alti livelli di stress psicosomatico, migliorando l’umore dell’individuo e facilitando le relazioni interpersonali.
A cura della dott.ssa Angela Proto
Dott. Alessandro Bargnani | CEO CISSPAT Lab
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