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Restare concentrati per vincere
“In quel momento, in quei 12 secondi, ripensi a tutta la tua vita. Da quando da bambino avevi un sogno fino al momento in cui capisci che quel sogno si sta realizzando in quell’esatto momento. Nella testa hai già pensato a come devi tirare […]. Ho sento il fischio dell’arbitro e ho tirato il pallone come avevo pensato e voluto” (Andrij Ševčenko)
Un tempo di attesa che sembra interminabile fotografato in uno sguardo che è diventato iconico nel mondo del calcio.
Quando si guardano i giochi olimpici o le finali dei grandi campionati, si può solo ammirare l’incredibile performance visiva attenzionale mostrata da atleti, allenatori o arbitri durante la competizione.
Ma che cos’è esattamente la “concentrazione” e come è collegata al più ampio costrutto psicologico dell’attenzione? Cosa distingue un atleta professionista da uno poco esperto?
Una delle prime definizioni di attenzione viene fornita da James (1890), il quale descrive questa funzione come “la presa di possesso da parte della mente, in forma chiara e vivida, di uno di quelli che possono sembrare diversi oggetti o insiemi di pensieri contemporaneamente possibili. La focalizzazione, la concentrazione e la coscienza sono la sua essenza. Implica il ritiro da alcune cose per poterne affrontare altre in modo efficace” (James 1890, 403-404).
Oggi, il termine “attenzione” si riferisce a un sistema cognitivo che facilita la selezione di alcuni stimoli per un’ulteriore elaborazione inibendone altri.
Può essere rappresentata come un fascio di luce che rischiara determinate porzioni di campo visivo o come una lente che si serve di uno zoom per ampliare o restringere ciò su cui ci si vuole focalizzare. Si tratta dell’attenzione selettiva che per un atleta è essenziale al fine di selezionare determinate informazioni e ignorare quelle irrilevanti. Tale selezione, a seconda dello sport praticato, sarà vincolata ai tempi di gioco e alla velocità, ad esempio, della palla in volo.
La capacità di mantenere l’attenzione su uno stesso stimolo è, invece, l’attenzione sostenuta. Quest’ultima richiama il concetto di “concentrazione” che si riferisce alla capacità di focalizzare l’attenzione e mantenerla per tutta la durata dell’esecuzione del compito, inibendo eventuali stimoli distraenti per riportare nuovamente il focus sullo stimolo rilevante.
La capacità di riconoscere, codificare ed estrarre l’informazione corretta, per anticipare gli eventi e fornire una risposta efficace, dipende dal livello di expertise. A questo proposito è stato dimostrato che calciatori poco esperti si focalizzano maggiormente sulla tecnica rispetto, invece, ai professionisti per i quali prevale la componente tattica del gioco poiché il controllo dell’esecuzione corretta del movimento è stato interiorizzato durante gli anni di allenamento. Ciò consente loro di prevedere con un certo grado di successo l’esito di un’azione sulla base dell’osservazione di uno stimolo rilevante (Mann et al., 2007).
Durante una competizione l’attenzione potrebbe essere attaccata da diversi distrattori, interni o/e esterni, che fanno perdere il reale focus attentivo. Per distrattori esterni intendiamo gli elementi di contesto come per esempio il pubblico, il campo, il meteo. I distrattori interni sono invece i fattori soggettivi dell’atleta, le sensazioni, i pensieri, le emozioni. L’atleta deve essere in grado di evitare tali distrattori e rimanere focalizzato sull’obiettivo. Elenchiamo cinque consigli per aiutare l’atleta a rimanere concentrato:
- L’atleta deve decidere di rimanere concentrato, questa cosa non può essere controllata dal caso. Importante è immaginare sé stessi performare, prima di una competizione, ad esempio chiudendosi in una stanza e attivando la massima concentrazione necessaria per performare.
- L’atleta deve concentrarsi su un solo pensiero alla volta per non stancare troppo la mente.
- La mente dell’atleta è focalizzata quando non ci sono differenze tra quello che l’atleta fa e quello che pensa di fare.
- L’atleta perde la concentrazione nel momento in cui si focalizza su fattori non controllabili.
- L’atleta dovrebbe concentrarsi su fattori esterni alla mente quando diventa nervoso. Concentrarsi sull’azione, sul movimento, piuttosto che su eventuali dubbi interni, che porterebbero ad un’eccessiva autocritica, aiuta a rifocalizzarsi (Brewer, 2009).
Quindi come costruire un programma utile per migliorare la propria attenzione/concentrazione?
- Focalizzati sul processo e non sul risultato
- Creati una buona routine
- Utilizza parole attivanti
- Immagina quello che vuoi fare dopo
- Utilizza delle tecniche di rilassamento
- Simula delle situazioni competitive particolari e allenati
“Il guerriero di successo è l’uomo medio con una concentrazione simile ad un laser” (Bruce Lee)
Bibliografia:
Brewer, B. W. (Ed.). (2009). Sport psychology. Oxford, UK: Wiley-Blackwell.
Cei, A. (2021). Fondamenti di psicologia dello sport. Bologna: Il Mulino.
James, W. (1890). The Principles of Psychology. New York: Henry Holt and Company the Principles of Psychology.
Mann, D. T., Williams, A. M., Ward, P., & Janelle, C. M. (2007). Perceptual-cognitive expertise in sport: a meta-analysis. Journal of sport & exercise psychology, 29(4), 457–478.
A cura della Dott.ssa Anna Venturini e del Dott. Alessandro Maraldo.
Dott. Bargnani Alessandro, CEO Psicologi dello Sport Italia