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Phelps: dall’Olimpo alla depressione
- 13 gennaio 2025
- Posted by: Andrea Testolin
- Categoria: Articoli
PHELPS: DALL’OLIMPO ALLA DEPRESSIONE
Quando nello sport si diventa dei campioni, le medaglie iniziano ad accumularsi e la fama rende famosi a livello mondiale, il pubblico tende spesso a fare un errore, ovvero trattare l’atleta solo come sportivo e non come umano, coi propri pregi, difetti e punti di forza, ma soprattutto coi momenti di crisi che ognuno ha nella vita. Questi possono arrivare in un qualsiasi momento: all’inizio della propria carriera sportiva, in seguito ad un infortunio, o dopo aver toccato l’Olimpo della storia dello sport. Questa è stata la sorte di Michael Phelps, lo “squalo di Baltimora” che, a seguito di una Olimpiade vinta, inizia a soffrire di depressione… ma facciamo un passo indietro.
LA STORIA DI PHELPS
Michael Phelps nasce il 30 giugno 1985 a Baltimora, nel Maryland (Stati Uniti). A sette anni inizia a nuotare solo per far contenta la madre, inizia a brillare all’età di dieci anni facendo un record nazionale di categoria nei 100 metri delfino e da quel momento cambia la sua vita. Inizia ad allenarsi con quello che diventerà il suo allenatore a vita, Bob Bowman, e a quindici anni diventa il più giovane maschio americano a qualificarsi alle Olimpiadi, ovvero i Giochi Olimpici di Sydney del 2000, arrivando quinto nei 200 metri delfino. Solo un anno dopo, alla tenera età di quindici anni e nove mesi, batte il record del mondo nei 200 delfino ai Campionati Mondiali di Fukoka del 2001, diventando il più giovane nuotatore di sempre con un record mondiale. Ai successivi Giochi Olimpici di Atene del 2004 equipara il record di Alexander Dityatin, ginnasta russo, di medaglie vinte in una singola Olimpiade, ottenendone otto: sei ori e due bronzi. Quattro anni dopo, ai Giochi Olimpici di Pechino del 2008, diventa l’atleta più performante di sempre in una singola Olimpiade, ottenendo otto medaglie d’oro. I suoi traguardi non terminano qui: partecipa ad altri due Giochi olimpici, ovvero quelli di Londra del 2012 e di Rio de Janeiro del 2016, diventando l’atleta olimpico più medagliato di sempre nella storia dello sport con ventotto medaglie, di cui ventitré d’oro. Per fare un paragone, se Phelps fosse considerato una Nazione sarebbe al trentacinquesimo posto sul medagliere mondiale, davanti a stati come la Giamaica o l’Argentina. In compenso, come è stato anticipato, la sua vita non è stata solo di vittorie e successi.
LA SOFFERENZA NASCOSTA
Il primo momento di difficoltà dell’atleta arriva dopo la sua seconda Olimpiade nel 2004, iniziando a soffrire di depressione e facendo uso di droghe leggere come strategia di coping. Afferma infatti che “La droga era un modo per scappare da qualsiasi cosa volessi scappare. Era come se fossi solo a prendermi cura di me stesso, praticamente ogni giorno, per cercare di risolvere tutte quelle cose da cui stavo scappando”. Poi, nel 2012, al termine dei Giochi Olimpici di Londra, Phelps si ritira dal nuoto per problemi di salute mentale, i quali lo portano due anni dopo ad essere arrestato per guida in stato di ebbrezza e, in un documentario per HBO, a raccontare di come la vita da agonista e campione del mondo lo stesse logorando dopo quelle Olimpiadi: sei anni senza mai saltare un allenamento, sveglia ogni giorno alle 6:30 del mattino, venticinque ore di attività fisica a settimana di nuoto (escludendo le ore in palestra) e una dieta che, secondo le leggende, gli imponeva di assumere più di 10.000 calorie al giorno. Il tutto senza mai sgarrare. Questo allenamento è stato descritto da lui come “una dipendenza, una compulsione, una paura di fallire e di dover trovare un modo per vincere. E poi, dopo la fine dello spettacolo, cosa succede? Niente pensione, niente bonus, niente sponsorizzazioni”. Secondo Phelps circa l’80% degli atleti e atlete olimpiche soffrono di depressione dopo i Giochi Olimpici, tendenza che è stata definita come “Post-Olmpic Blues” (Diment, Stagis & Kuettel, 2023). Questo sarebbe un termine ombrello che racchiude diverse caratteristiche condivise nelle esperienze degli atleti: lo stress e le aspettative date dall’importanza dell’evento, la delusione data dalla percezione di non aver raggiunto i propri obiettivi, la perdita di uno scopo, una mancanza di supporto psicologico, infine l’assenza di strumenti o strategie per affrontare le sfide psicologiche, emotive o professionali dopo la competizione (Howells & Lucassen, 2022).
LA RINASCITA
Dopo l’arresto lo stato emotivo di Phelps viene reso noto, infatti afferma che “…Ero molto depresso. Non volevo più vivere. Poi sono riuscito a dirmi che c’erano altre strade da esplorare, che avrei cercato di vedere che tipo di aiuto ottenere. Mi sono rivolto a un centro di cura dove ho potuto immergermi nel mio io più profondo, per capire perché sono come sono, perché agisco come agisco, e perché porto quel peso, quello stress e tutto ciò che mi tormenta”. Grazie alla psicoterapia riesce a guarire dalla depressione, per tornare poi in vasca per la sua ultima Olimpiade nel 2016, grazie alla quale adesso è definito l’atleta più forte di sempre. Ad oggi Phelps si dedica alla sensibilizzazione sulla salute mentale, collaborando anche con l’organizzazione Talkspace e supportando la campagna “Permission Slip” per rompere lo stigma legato ai problemi psicologici. Inoltre, è spesso attivo in eventi come il World Innovation Summit for Health, grazie ai quali promuove il benessere psicologico e l’importanza del supporto agli atleti. La storia di Phelps può aiutare tutti a ricordare come essere il campione del mondo, o il migliore nel proprio sport, non ti renda esente dalla sofferenza, dall’ansia e dalla depressione. In fondo, tutti possono aver bisogno di aiuto.
A cura del Dott. Andrea Testolin
Dott. Alessandro Bargnani | CEO CISSPAT Lab
Bibliografia
Diment, G. M., Stagis, N. D., & Kuettel, A. (2023). What is this Thing called” Post-Olympic Blues”? An Exploratory Study Among Danish Olympic Athletes. Scandinavian Journal of Sport and Exercise Psychology, 5, 21-30.
Howells, K., & Lucassen, M. (2018). ‘Post-Olympic blues’–The diminution of celebrity in Olympic athletes. Psychology of Sport and Exercise, 37, 67-78.
https://it.wikipedia.org/wiki/Michael_Phelps