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Lo sport è definito come l’attività che ha per obiettivo il miglioramento della condizione fisica o mentale dell’atleta e può essere praticato a livello agonistico o come attività saltuaria. Purtroppo, al giorno d’oggi, il numero di persone che dedica del tempo allo sport e all’esercizio fisico è molto inferiore al numero dei sedentari.
Dai dati raccolti dall’ISTAT (2014) e dalle indagini svolte in campo europeo (European Commission, 2014), si vede come più di un terzo della popolazione italiana riferisca di essere sedentaria; nel nostro paese il livello di non-praticanti attività motoria è superiore alla media degli altri paesi europei
Il fenomeno dell’abbandono sportivo è un problema attuale e in continua diffusione: sempre più giovani abbandonano lo sport. Il fenomeno in questione sembra caratterizzare l’età dell’adolescenza e colpire soprattutto le ragazze. Oggi il quesito importante diventa capire: perché i ragazzi abbandonano lo sport? È necessario comprendere cosa si nasconda dietro la scelta di abbandono presa del giovane atleta per poter intervenire e invertire la tendenza del fenomeno.
La fase adolescenziale è il momento più delicato dell’intera carriera di uno sportivo. In questo periodo il ragazzo impara ad essere un adulto, crea la sua personalità. È un periodo molto sensibile durante il quale si devono porre le basi solide per creare l’abitudine alla pratica sportiva. L’attività sportiva, durante l’adolescenza, deve essere lo spazio per creare sane abitudini di vita. A questo proposito appaiono fondamentali le attività sportive extrascolastiche e le ore di educazione motoria svolte a scuola. Tutto si muove per evitare la tendenza alla vita sedentaria dopo la scuola primaria; infatti intorno ai quattordici anni spesso i ragazzi si allontanano dallo sport e si avvicinano alla tecnologia.
In generale, nei giovani adolescenti, accade spesso che l’identità personale venga fatta coincidere con l’identità dell’atleta; infatti, un atleta non soddisfatto della sua esperienza sportiva si trasforma in una persona infelice. Se lo sportivo non riesce a sentirsi efficace (percezione di efficacia personale) nel contesto in cui opera allora manifesta il disagio: segni di insicurezza, grande affaticamento, svalutazione di sé e delle proprie azioni, ansia, cali dell’umore e comportamenti antisociali, alle volte provocatori. Se l’atleta prova disagio si allontana dallo sport; il disagio è legato soprattutto a sensazioni di ansia, noia e stress. Anche la mancanza di disponibilità all’ascolto può incidere sulla condizione di disagio, i ragazzi hanno bisogno di comunicare e confrontarsi. L’aumentare del disagio avvicina il giovane all’abbandono sportivo definitivo.
Qui entra in gioco la figura dello psicologo dello sport, in grado con le sue competenze di porre la persona nelle condizioni psico-fisiche migliori per affrontare la sfida sportiva in particolare, ma anche i compiti della vita in generale.
A cura di: Dott. Giuseppe Parisi & Dott.ssa Valeria Soffiato.
Direttore CISSPAT LAB: Dott. Alessandro Bargnani
- Barbieri, I giovani e lo sport, un’indagine tra gli studenti delle scuole medie superiori dell’Umbria, 2002.
- Soffiato, Abbandono sportivo, un fenomeno specifico dell’età pre-adolescenziale e adolescenziale, 2017.