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Neurofeedback: come imparare a controllare i propri stati mentali
- 12 settembre 2022
- Posted by: Elena Graffi Brunoro
- Categoria: Articoli news News dal campo
“Ogni giorno quello che scegli, quello che pensi e quello che fai è ciò che diventi” (Eraclito)
Qual è la chiave per ottenere una prestazione d’eccellenza in ambito sportivo?
Essere concentrati e avere il controllo della propria prestazione, non avere distrazioni esterne, ma soprattutto avere consapevolezza di cosa accade nel proprio corpo e nella propria mente, sono gli elementi fondamentali per ottenere una peak performance secondo quanto riportato da atleti Olimpici (Anderson et al., 2014).
Spesso, però, gli atleti non sono consapevoli di quali siano i loro stati mentali durante una performance e di come questi possano influenzare il gesto tecnico.
Il neurofeedback, o biofeedback EEG (elettroencefalogramma), è una tecnica che permette agli atleti di prendere coscienza della connessione esistente fra mente e corpo e consente loro di avere un maggiore controllo sui propri stati mentali, emotivi e fisiologici. Questo permette loro di essere più concentrati e rilassati, meno stressati e distratti dall’ambiente esterno.
Nel neurofeedback vengono posti dei sensori (elettrodi) sul cuoio capelluto, questi rilevano le onde cerebrali e inviano all’atleta segnali di come la propria attività neurale cambi di momento in momento.
Diverse bande di frequenza delle onde cerebrali corrispondono a stati mentali precisi:
- le onde delta corrispondono a stati di sonno profondo;
- le onde theta corrispondono a stati di quiete e sono associate ai meccanismi di memoria;
- le onde alpha corrispondono ad uno stato di veglia rilassata, dove l’orientamento è rivolto verso l’interno (per esempio durante la meditazione o esercizi di rilassamento);
- le onde beta corrispondono ad uno stato di veglia attiva e sono associate alla concentrazione, all’attenzione focalizzata e sostenuta e al problem-solving;
- le onde gamma corrispondono ad uno stato di alto funzionamento cognitivo e attenzione;
- le onde SMR (ritmo sensorimotorio) corrispondono ad uno stato di attesa dello stimolo, in posizione immobile con grande attenzione (particolarmente rilevanti in sport come il tiro con l’arco o tiro al piattello).
L’obiettivo del neurofeedback è proprio quello di insegnare agli atleti, attraverso un training, a identificare le specifiche bande di frequenza delle onde cerebrali e gli stati mentali ad esse associate. I segnali registrati dagli elettrodi vengono tradotti da un software specifico e l’atleta riceve un feedback, che può essere visivo o uditivo, ogniqualvolta raggiunge lo stato mentale desiderato.
Durante una seduta di neurofeedback l’atleta è invitato dallo psicologo a concentrarsi e mantenere l’attenzione focalizzata su qualcosa, emulando una situazione di gara. Quando l’atleta sarà attento e concentrato riceverà un feedback, appena si distrarrà non vi sarà più nessun feedback. In questo modo, l’atleta sarà in grado di associare il feedback positivo a quegli stati mentali ottimali per la peak performancee imparerà a regolare i livelli di attivazione del proprio sistema nervoso per poter raggiungere volontariamente i diversi stati mentali.
Questo meccanismo di apprendimento è possibile grazie alla plasticità del nostro cervello, che è in grado di apprendere dalle esperienze, modificare la propria struttura e mantenerla nel tempo, anche una volta concluso il training di neurofeedback.
Diversi atleti riportano come il neurofeedback li abbia aiutati a sviluppare un maggiore livello di autoconsapevolezza, perché ha insegnato loro che gli stati mentali e fisiologici possono essere controllati. Inoltre, li ha aiutati a sviluppare strategie di auto-regolazione più efficaci, consentendogli di gestire le distrazioni e rimanere in uno stato di concentrazione, sentendosi “in controllo” della performance.
Atleti che hanno partecipato alle Olimpiadi di Londra nel 2012 affermano che il neurofeedback li ha aiutati a rimanere concentrati durante le gare e non farsi distrarre: “Ho imparato come non essere distratto dagli altri concorrenti intorno a me. In passato, se c’era qualcosa che succedeva a fianco a me, mi distraevo facilmente, ma adesso non è un grosso problema”, “Il neurofeedback mi ha insegnato come mantenere il focus su me stesso, il mio piano e le mie parole chiave durante l’allenamento e le gare”.
In conclusione, il neurofeedback è una tecnica che può fornire un grande giovamento agli atleti perché permette loro di capire come funziona la propria mente e come tale funzionamento è correlato con le prestazioni fisiche. Come riporta un’atleta Olimpico “più facevo neurofeedback e più capivo che in realtà è possibile controllare i propri stati mentali e fisici”.
“Ogni cambiamento nello stato fisiologico è accompagnato ad un cambiamento nello stato mentale ed emotivo e, allo stesso modo, ogni cambiamento nello stato mentale ed emotivo, conscio o inconscio, è accompagnato ad un cambiamento nello stato fisiologico”
(Green, Green e Walters, 1970)
A cura della Dott.ssa Elena Graffi Brunoro
Dott. Bargnani Alessandro Ceo CISSPAT LAB
Bibliografia:
Anderson, R., Hanrahan, S. J., & Mallett, C. J. (2014). Investigating the Optimal Psychological State for Peak Performance in Australian Elite Athletes. Journal of Applied Sport Psychology, 26(3), 318–333.
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di Fronso, S., Bortoli, L., Mazzoni, K., Robazza, C., Bertollo, M., (2013). Monitoraggio psicofisiologico nello sport. Giornale italiano di psicologia dello sport, 16, 17-25.
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Vernon, D. J. (2005). Can Neurofeedback Training Enhance Performance? An Evaluation of the Evidence with Implications for Future Research. Applied Psychophysiology and Biofeedback, 30(4), 347-364.