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Modello Olistico nella formazione allenatori
“The athlete is not just a body, but also a total functioning human being” (Ravizza, 2001)
Lo sport rappresenta la terza agenzia educativa accanto alla scuola e alla famiglia. Per tale motivo, spesso in maniera indiretta e inconsapevole, gli attori coinvolti nel mondo dello sport si trovano a svolgere funzioni educative. Data l’importanza e la centralità dello sport nelle vite dei giovani atleti, è necessario interrogarsi sul sapere pedagogico necessario per istruttori, coach e allenatori, un sapere che non può tradursi in un mero passaggio di competenze tecniche, tattiche e di gioco.
La Psicologia dello Sport riconosce nello sport la possibilità di favorire lo sviluppo “olistico” dell’atleta (Bond 2002; Henschen, 2001) poiché, parafrasando Miller e Kerr (2002), “l’eccellenza delle prestazioni si raggiunge solo attraverso uno sviluppo personale ottimale”.
Il modello olistico parte dal presupposto che l‘atleta, così come l’allenatore, prima di essere uno sportivo è, una “persona funzionante” che esisteva prima dell’ingresso nel mondo dello sport e che esisterà anche al termine della carriera agonistica (Bond, 2002). L’ambiente sportivo dovrebbe dunque comprendere, assistere e sostenere lo sviluppo dell’intera persona focalizzandosi non solo sul raggiungimento dell’eccellenza prestativa, ma facendosi carico anche dell’insieme di dimensioni psicosociali che vanno al di là della performance sportiva e che includono lo stile di vita, lo sviluppo personale, la gestione delle dinamiche di gruppo, la richiesta di interventi clinici e la formazione continua per gli atleti e lo staff.
Per quanto riguarda l’atleta, l’approccio olistico (Friesen e Orlick, 2010) può essere interpretato secondo tre prospettive:
- Fattori ambientali (environment effects): la prestazione sportiva può essere influenzata da fattori provenienti da altri contesti di vita. Ad esempio, un atleta potrebbe essere teso o distratto durante gli allenamenti per questioni relative alla scuola o alle dinamiche familiari.
- Sviluppo del nucleo dell’individuo (developing the Core Individual): lo sport può favorire la crescita dell’atleta come individuo nella sua interezza.
- Riconoscere l’intero essere dell’atleta (Whole Being): la prestazione sportiva è un fenomeno multidimensionale derivante da pensieri, emozioni, reazioni fisiologiche, comportamenti nonché il significato che l’atleta attribuisce alla propria prestazione e alle proprie capacità.
Dato l’impatto della pratica sportiva nello sviluppo a 360° dell’individuo, è fondamentale una preparazione olistica, completa e integrata (Carey & Andrzejewski, 2009) anche dell’allenatore, il professionista dello sport che quotidianamente affianca gli atleti nel loro percorso di crescita in modo tale che il suo agire pedagogico ed educativo sia finalizzato allo sviluppo personale, oltre che professionale. Si tratta di figure educative che necessitano di una formazione complessa e articolata che non si limiti a competenze tecnico-sportive, ma che sfoci in specifici percorsi di crescita personale. Ancora oggi nella formazione dei tecnici le ore dedicate alla pratica del gesto atletico e all’approfondimento della componente tecnico-tattica sono preponderanti rispetto alla dimensione emotiva, cognitiva e morale dell’essere allenatore. La costruzione dell’identità professionale e il raggiungimento di un’azione educativa efficace nello sport richiedono, invece, che il personale coinvolto sia adeguatamente formato all’interno di un iter che ponga al centro la persona, con le proprie esigenze educative e formative, oltre che con le proprie aspirazioni professionali (Messuri, 2009; 2021)
Il modello olistico per la formazione allenatori pone l’accento prima di tutto sullo sviluppo della persona nella sua interezza intellettuale, emotiva, fisica, sociale, estetica, creativa e morale (Carey & Andrzejewski, 2009). La preparazione olistica deve prevedere, poi, un curriculum completo dove la pratica sportiva è integrata dall’apprendimento di diverse discipline come la pedagogia, la psicologia dello sviluppo e lo studio dei correlati anatomici e fisiologici provenienti dalle scienze del movimento (ibid.). La formazione olistica degli allenatori dovrebbe, infine, aiutare ogni allenatore a percepirsi come un’identità efficace nello sport e sentirsi appartenente a una rete di professionisti dalla quale attingere supporto e collaborazione. La costruzione di un’identità, come quella di allenatore, non è solamente un processo individuale, ma implica l’ingresso all’interno della comunità professionale (Carey & Andrzejewski, 2009).
All’interno di tale comunità professionale è importante individuare il proprio orientamento professionale, ovvero la costellazione di atteggiamenti, valori, credenze, priorità e preferenze che danno scopo, direzione e significato alle scelte effettuate e alla pratica educativa. L’orientamento professionale include anche quello che Korthagen (2004) definisce “mission”, il fine per cui l’allenatore vuole fare il proprio lavoro, o addirittura cosa vede come sua vocazione personale.
“Allenare significa affrontare una serie infinita di sfide: la maggior parte di esse ha a che vedere con la fragilità dell’essere umano” (Sir Alexander Chapman Ferguson)
Affiancare un atleta o guidare una squadra, richiede qualcosa di più della semplice conoscenza delle regole di gioco o l’abilità di padroneggiare la tecnica. La sua mission è quella di guidare e ispirare ciascun atleta a fare emergere il proprio potenziale.
Concludendo possiamo dire che gli allenatori qualificati dovrebbero essere sia tecnici che educatori. In quanto tecnici, comprendere e attuare i processi di insegnamento del gesto tecnico all’ interno di una metodologia integrata e interdisciplinare, come educatori farsi carico in modo olistico della persona che sta dietro all’atleta al fine di “ex-ducere”, vale a dire “tirare fuori” il massimo dalle capacità dei propri atleti, mettendoli nelle condizioni migliori per rendere al meglio.
Per evitare che tale azione educativa sia approssimativa è necessario operare con identità professionali solide, formate e guidate dalla consapevolezza del proprio ruolo come opportunità di crescita e veicolo di cambiamento.
A cura della Dott.ssa Anna Venturini
Dott. Alessandro Bargnani | CEO Cisspat Lab
BIBLIOGRAFIA
Bond, J. (2002). Applied sport psychology: Philosophy, reflections, and experience. International Journal of Sport Psychology, 33, 19-37.
Carey E. Andrzejewski (2009) Toward a Model of Holistic Dance Teacher Education, Journal of Dance Education, 9:1, 17-26.
Friesen, Andrew & Orlick, Terry & Canada,. (2011). Holistic Sport Psychology: Investigating the Roles, Operating Standards, and Intervention Goals and Strategies of Holistic Consultants. Journal of Excellence. 14.
Henschen, K. (2001). Lessons from sport psychology consulting. In G. Tenenbaum (Ed.), The practice of sport psychology (pp. 77-87). Morgantown, WV: Fitness Information Technology, Inc.
Korthagen FAJ: In search of the essence of a good teacher: towards a more holistic approach in teacher education. Teaching and Teacher Education 20:77-97, 2004.
Miller,P.S., & Kerr, G.A. (2002). Conceptualizing excellence: Past, present, and future. Journal of Applied Sport Psychology, 14, 140- 153.
Messuri, I. (2009). L’orientamento pedagogico nella società globalizzata. I modelli operativi nelle Agenzie del Lazio. Milano: Franco Angeli.
Messuri, I. (2021). Allenatori, istruttori e coach: verso quale formazione? Sports coaches and Instructors: towards which training?. I fondamenti dell’azione educativa: epistemologie professionali tra passato e futuro. VOL. 17, N. 38, pp. 148 – 156.
Ravizza, K. (2001). Reflections and insights from the field on performance enhancement consultation. The practice of sport psychology, 197-216.