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L’Approccio costruttivista nello sport
Nello sport, spesso, ci troviamo di fronte a incomprensioni all’apparenza irrisolvibili. Manca un linguaggio comune che aiuti tutti i membri coinvolti (atleti, allenatori, staff, …) a dialogare su un qualcosa che sembra avere una sola versione possibile, razionale, oggettiva.
Ma quanto conosciamo i pensieri degli atleti? Pensano tutti allo stesso modo? E gli allenatori? Da quali elementi sono composte le prestazioni sportive? Sono elementi universali e condivisi da tutti?
Per poter rispondere a tutte queste domande, uno degli strumenti che ci viene fornito dalla psicologia dello sport è l’approccio costruttivista. Negli anni Cinquanta del Novecento George Alexander Kelly dà origine al costruttivismo, un approccio che tiene in considerazione il punto di vista dell’osservatore in esame; il sapere e la conoscenza derivano dalla relazione e dall’interazione che abbiamo con la realtà – pertanto la realtà è il risultato della nostra esperienza. Ogni persona, con esperienze differenti, avrà una realtà unica. Kelly, inoltre, elabora la Teoria dei Costrutti Personali (1955), dove i costrutti sono definiti come delle mappe mentali che ogni individuo possiede per descrivere e conoscere la propria realtà, per comprendere come funziona il mondo, senza usare complessi concetti psicologici, ma usando termini propri, che l’osservatore conosce e che possono differire dai nostri.
Questa teoria presenta diverse applicazioni, due delle quali possono trovare spazio anche in ambito sportivo: il Role Construct Repertory Test di Kelly stesso (1955) e il Performance Profile di Richard J. Butler e L. Hardy (1992).
- Il Role Construct Repertory Test (Test di Repertorio dei Costrutti Personali) è un test che si presenta come una griglia, creato da Kelly per individuare i costrutti con i quali ci si definisce e con i quali il soggetto definisce gli altri; dopo aver selezionato persone significative, il soggetto deve raggrupparle in triadi (ogni triade può essere ripetuta una volta sola) e ognuna di queste è caratterizzata da due persone che condividono un costrutto e la terza persona che non lo condivide. Senza addentrarsi nella spiegazione tecnica, questa griglia può rivelarsi utile per comprendere le relazioni e le dinamiche di un gruppo di lavoro (anche di carattere sportivo). Quali costrutti con i quali io mi definiscono sono condivisi con i compagni o con lo staff? Con quali atleti o membri dello staff tecnico non condivido alcun costrutto?
- Il Performance Profile (Profilo di Prestazione) creato da Butler trova i suoi fondamenti teorici nella Teoria dei Costrutti Personali di Kelly; è un test che permette di facilitare la comprensione della percezione che gli atleti hanno delle proprie abilità e prestazioni. In questo test viene richiesto all’atleta di individuare le componenti (i costrutti, quindi) che secondo la sua personale opinione sono importanti per poter performare; ad ognuno di questi costrutti verrà attribuito dall’atleta un valore di competenza ideale (il livello di competenza che secondo l’atleta si dovrebbe avere per quel determinato costrutto) e un valore di competenza reale (come l’atleta si valuta in quel momento per quel determinato costrutto). Oltre a poter monitorare dei cambiamenti nel corso della stagione sportiva, questo test potrebbe fornire informazioni utili sulla percezione dell’atleta. Io, come allenatore, condivido questi costrutti? I costrutti sono comuni con i compagni di squadra o differiscono a tal punto da compromettere la prestazione?
Il valore positivo di un approccio costruttivista consiste proprio nel conoscere il mondo secondo il punto di vista dei singoli individui e consentirebbe di rispondere a molte domande.
Alcune incomprensioni tra compagni di squadra o tra atleti e staff tecnico spesso nascono da un disallineamento di aspettative implicite, che non sono mai state esplicitate.
Un allenatore di calcio che considera l’iniziativa in attacco una caratteristica fondamentale per qualsiasi ruolo, potrebbe essere scontento di un suo giocatore perchè lo reputa troppo poco “aggressivo” in attacco; allo stesso tempo, il giocatore che gioca come difensore, e che non considera l’aggressività in attacco un costrutto necessario per la sua prestazione, potrebbe essere risentito della poca fiducia da parte del suo mister. La maestra di danza, che ritiene importante l’espressività del volto, non darà il ruolo da protagonista alla ballerina che reputa avere una buona tecnica, ma poca espressività; la stessa ballerina, che sa di essere la più brava tecnicamente, sarà delusa di non essere stata scelta come protagonista, non comprendendo la motivazione.
Questi esempi, volutamente semplici, mostrano come la comunicazione sia fondamentale per sopperire alle differenze individuali derivate dalla differente costruzione della realtà o dalle definizioni che noi stessi diamo e ci diamo.
Conoscere gli uni le realtà degli altri può contribuire a creare un terreno comune sul quale lavorare insieme, trovando dei costrutti condivisi, creandone dei nuovi o, semplicemente, venendo a conoscenza delle aspettative reciproche.
Grazie a questo approccio, possiamo facilmente comprendere come non esista una realtà univoca. Ogni situazione, ogni persona, ogni aspetto della nostra vita sono definiti da interazioni e elementi che differiscono da persona a persona.
Tutto ciò non deve spaventare, ma, al contrario, essere utilizzato come punto di forza per comprendere la realtà dell’altro e il suo punto di vista, cercando un terreno comune.
A cura della Dott.ssa Barbara Bruni Cerchier
Dott. Alessandro Bargnani – CEO Psicologi dello Sport | Italia
BIBLIOGRAFIA
Butler, R. J., & Hardy, L. (1992). The Performance Profile: Theory and Application. The Sport Psychology.
Chiari, G. (2016). Il costruttivismo in psicologia e in psicoterapia. Il caleidoscopio della conoscenza. Milano: Raffaello Cortina.
Kelly, G. A. (1955). The Psychology of Personal Constructs. New York: Norton.
Watzlawick, P. (1984). The Invented Reality: How Do We Know What We Believe We Know? (Contribution to Constructivism). New York: Norton.