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La pressione psicologica delle statistiche
- 20 gennaio 2025
- Posted by: veronica_m95
- Categoria: Articoli
Negli ultimi decenni, l’uso delle statistiche e dei dati analitici nello sport è cresciuto in modo esponenziale, influenzando profondamente il modo in cui atleti, allenatori e squadre approcciano le competizioni. Le statistiche sono diventate uno strumento essenziale per analizzare le prestazioni, identificare punti di forza e aree di miglioramento e progettare strategie vincenti. Tuttavia, questa quantità di dati può generare una pressione psicologica significativa sugli atleti, influenzandone l’autostima e la capacità di esprimersi al massimo livello.
Da un lato, le statistiche forniscono un feedback oggettivo e dettagliato sulle prestazioni degli atleti. Questo tipo di informazioni può essere motivante, soprattutto per chi vuole monitorare i progressi e impostare obiettivi misurabili. Ad esempio, un giocatore di basket può utilizzare i dati sui tiri segnati rispetto ai tentativi effettuati per migliorare la propria percentuale di tiro. Tuttavia, il focus eccessivo sui numeri può anche avere effetti negativi. Gli atleti possono sviluppare un’ansia da prestazione alimentata dal bisogno di soddisfare determinati parametri statistici. L’ossessione per le statistiche può indurre l’atleta a concentrarsi troppo sul risultato numerico, compromettendo la qualità del proprio gioco o gara.
Quando gli atleti diventano dipendenti dalle statistiche, possono sperimentare un calo di fiducia in sé stessi nei momenti in cui i dati non rispecchiano le loro aspettative. Questo stato mentale può generare un circolo vizioso: l’ansia di migliorare le proprie statistiche finisce per peggiorare ulteriormente le prestazioni. Ad esempio, un attaccante che attraversa un periodo in cui non sta segnando (fare goal è uno degli obiettivi principali per un calciatore che ricopre questo ruolo e che spesso ne determina il valore calcistico) potrebbe iniziare a dubitare delle proprie abilità. Ciononostante, potrebbe comunque essere determinante per il successo della squadra in altri modi non necessariamente quantitativi come lo possono essere l’utilizzo di una comunicazione efficace e di un body language positivo in campo. In breve, anche se i suoi sforzi non sono evidenti nei numeri, i parametri qualitativi hanno comunque un impatto significativo sul gioco e sui risultati.
L’influenza che un focus eccessivo sulle statistiche ha sull’autostima di un atleta non è il solo elemento psicologico da tenere in considerazione: infatti, uno studio condotto da Johnston e colleghi (2019) ha evidenziato come l’eccessiva attenzione ai dati sia correlata negativamente alla concentrazione e al benessere psicologico degli atleti. In particolare, gli atleti più giovani o meno esperti sono spesso i più vulnerabili alla pressione delle statistiche, poiché tendono ad associare il loro valore personale ai numeri registrati, perdendo di vista l’importanza del processo e minando così la motivazione intrinseca. L’atleta potrebbe sentirsi come se ogni prestazione fosse un’occasione per “dimostrare o confermare il proprio valore”, anziché un’opportunità di crescita e apprendimento, cosa che, alla lunga può consumare l’atleta sia mentalmente che fisicamente, portando ad un’esposizione maggiore al rischio di infortuni e al burnout.
È quindi fondamentale ricordare che i dati numerici sono uno strumento e non il fine ultimo della prestazione di un atleta. Un focus eccessivo sui numeri può distogliere l’attenzione dagli aspetti qualitativi dello sport, ricordando che non tutte le abilità sportive possono essere ridotte a numeri. Elementi come la leadership, la comunicazione, l’autoconsapevolezza, il decision-making sono aspetti altrettanto fondamentali della prestazione ma che esulano dall’analisi statistica di elementi sport-specifici fisici e tecnici.
In questi contesti, gli allenatori e i loro staff svolgono un ruolo fondamentale, fungendo da mediatori tra i dati analitici e l’aspetto umano della performance sportiva. È essenziale che siano in grado di presentare i dati in modo equilibrato e costruttivo, sottolineando non solo le aree di miglioramento, ma anche i progressi raggiunti, così da rafforzare la fiducia dell’atleta senza alimentare eventuali insicurezze. Una comunicazione efficace deve enfatizzare il valore del processo e dell’impegno, piuttosto che concentrarsi esclusivamente sui risultati ottenuti. Parallelamente, il coinvolgimento di un team di supporto specializzato, tra cui lo psicologo dello sport, può essere determinante nel fornire strategie pratiche per affrontare la pressione, migliorare la resilienza e promuovere un equilibrio mentale che aiuti gli atleti a sviluppare una visione più ampia del successo, che non si limiti solamente ai parametri misurabili, ma includa anche la crescita personale e il benessere psicofisico.
In conclusione, le statistiche rappresentano una risorsa potente per migliorare le prestazioni sportive, ma il loro uso deve essere calibrato per evitare effetti negativi sulla psicologia degli atleti. L’equilibrio tra l’utilizzo dei numeri e la fiducia nelle proprie capacità è essenziale per garantire che le statistiche diventino un alleato, piuttosto che un ostacolo. Con il supporto di allenatori, staff, psicologi e una gestione consapevole, gli atleti possono imparare a sfruttare i dati per eccellere senza compromettere il proprio benessere mentale.
A cura della Dott.ssa Veronica Mattarozzi
Dott. Alessandro Bargnani | CEO CISSPAT Lab
Bibliografia
Gould, D., Udry, E., & Tuffey, S. (2002). “Burnout in competitive athletes: A review of the literature.” Journal of Applied Sport Psychology, 14(3), 365-388.
Hanton, S., Neil, R., & Thomas, P. (2004). “Anxiety and performance: A review of the literature.” Journal of Sport Sciences, 22(1), 35-44.
Johnston, J., Adams, R., & Baker, S. (2019). The psychological impact of performance metrics on athlete confidence. Journal of Sports Psychology, 45(3), 245-260.
Kernis, M. H., Cornell, D. P., Sun, C. R., Berry, A. S., & Harlow, T. (2000). “There’s more to self-esteem than whether it’s high or low: The importance of stability of self-esteem.” Journal of Personality and Social Psychology, 78(5), 1015-1033.