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LA SCELTA DEL CAPITANO IN UN TEAM: ICARDI ZERU TITULI
- 25 ottobre 2016
- Posted by: amministratore
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Solo 8 giorni fa il campionato italiano di calcio di Serie A è stato il palcoscenico di una situazione alquanto surreale. Poche ore prima della sfida tra Inter e Cagliari, che sembrava essere quasi una formalità per i nerazzurri, erano state pubblicate in anteprima alcune dichiarazioni rilasciate da Mauro Icardi, incluse anche nella sua autobiografia. Queste frasi avevano un contenuto molto violento e a volte quasi minaccioso nei confronti di quella frangia della tifoseria della squadra milanese che in passato aveva pesantemente criticato alcuni comportamenti e alcune prestazioni del capitano interista. Stante questa situazione di tensione, al minuto numero 25 del primo tempo del match tra lombardi e sardi, viene assegnato un calcio di rigore ai nerazzurri e sul dischetto si presenta proprio Maurito: sembra il finale perfetto per mettere fine a questa storia, perché se Icardi avesse segnato, sarebbe andato ad esultare proprio sotto quella curva che tanto lo aveva criticato e pace sarebbe stata. Il destino però aveva in serbo un altro finale thrilling per questa storia. Infatti il capitano interista ha calciato fuori il rigore e sono piovuti ancora più fischi ed insulti dagli spalti dello stadio Giuseppe Meazza. Come se non fosse bastato tutto ciò, dopo essere andata in vantaggio con il primo gol italiano di Joao Mario, l’Inter subì poi due reti in poco più di dieci minuti e perse la partita proprio in zona cesarini.
Di chi sono allora la colpe di questa situazione di difficile gestione? Per rispondere in maniera corretta a questa domanda, più che di colpe sarebbe meglio cercare di capire quali precauzioni non sono state prese, al fine di non adottare comportamenti ed atteggiamenti sbagliati, che vanno poi inevitabilmente a ripercuotersi sulle prestazioni e sui risultati del singolo e della squadra. Questa analisi riguardante la cattiva gestione delle diverse parti in causa di questa situazione, parte dalla considerazione che esiste la libertà di espressione, ma ciò non significa che ognuno possa dire pubblicamente tutto ciò che vuole, soprattutto se questo può portare a situazioni di tensione e nervosismo che vanno poi anche a coinvolgere la propria squadra alla vigilia di una partita importante. In questo caso specifico, Icardi aveva tutto il diritto di pubblicare una autobiografia, seppur in giovanissima età, ma poteva farlo in un altro periodo, una volta terminato il campionato e le altre competizioni calcistiche, in modo tale da non scatenare reazioni che potessero andare ad influenzare il clima dentro la squadra (e attorno ad essa) e che allo stesso tempo non ne condizionassero le prestazioni e i risultati. Non è un caso ad esempio, che Icardi contro il Cagliari non abbia fatto una buona prestazione, calciando anche fuori il possibile rigore decisivo, poche ore dopo aver acconsentito alla pubblicazione di certe dichiarazioni, che sapeva avrebbero inevitabilmente destabilizzato l’ambiente interno alla squadra e attorno alla società nerazzurra. Questo perché con poteva essere concentrato sul “focus” dei compiti tecnico-tattici che doveva svolgere durante il match, essendo troppo coinvolto emotivamente dalla situazione caotica che lo stava travolgendo. Sicuramente la personalità del giovane centravanti non è nuova a coinvolgimenti di questo genere, visto che sono diversi i fatti spiacevoli in cui è stato coinvolto, nonostante la ancora tenera età. Questo dimostra che anche una società importante come l’Inter, conoscendo Mauro, che non è nuovo a situazioni scomode e a frasi pungenti come queste, avrebbe dovuto tutelarsi ed ottenere un diritto di supervisione sulle dichiarazioni inserite dal proprio capitano nel libro che aveva voluto pubblicare. La società sarebbe stata così anche legittimata anche a porre il veto sul rilascio al pubblico di alcune esternazioni scomode come quelle in questione. Tutto questo porta infine anche ad una ulteriore ed inevitabile riflessione, forse ancora più importante: perché una società come l’Inter abbia deciso di dare la fascia da Capitano e quindi di farsi rappresentare a livello nazionale ed internazionale (dentro e fuori dal campo) da un ragazzo di soli 23 anni, che molto probabilmente non è pronto a sopportare una pressione e una esposizione mediatica di questo tipo.
La scelta infatti poteva ricadere su giocatori che, pur essendo magari da meno tempo nell’organico nerazzurro, avevano comunque un’età, un’esperienza internazionale e un autocontrollo migliore di Icardi: Miranda e Handanovic su tutti. Perciò ecco come a volte una scelta fatta con un pizzico di superficialità e forse anche per interessi pubblicitari ed economici, si può trasformare in un’arma a doppio taglio, che può andare a lesionare irrimediabilmente gli equilibri interni allo spogliatoio e il legame già di per sé abbastanza difficoltoso con la tifoseria, nella fattispecie il tifo organizzato. Detto questo e definite quali sono state le scelte errate di Mauro e le leggerezze dalla società interista, un altro sbaglio, quello più importante, infine è quello che è stato fatto dai tifosi nerazzurri, i quali dopo la partita contro il Cagliari hanno assediato la casa di Maurito per alcune ore. Ci terremmo perciò a precisare anche che nello sport odierno, soprattutto nel calcio italiano, la voce delle frange del tifo organizzato stanno acquisendo un’importanza sempre maggiore e un risalto mediatico ormai imponente. Questo aspetto potrebbe avere dei risvolti molto pericolosi se non venisse affrontato immediatamente, poiché gli sportivi, soprattutto quelli più conosciuti, in casi come questo, potrebbero subire delle incursioni nella vita privata, molto pericolose e difficili da affrontare e sopportare. I tifosi possono esprimere il proprio malcontento sugli spalti, nelle forme che più ritengono opportune, violenza esclusa, come fischi, striscioni o altre manifestazioni di mancata approvazione. La violenza e l’assedio di abitazioni private, dove si trovano mogli, figli e intere famiglie, vanno sempre condannati, perché trascendono quello che è il senso profondo dello sport, sfociando in quelle forme di guerriglia urbana, che in un Paese civile come il nostro non devono accadere per una partita di un qualsiasi sport.
Dott. Davide Ghilardi