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La coesione di squadra
«Con il talento si vincono le partite, ma è con il lavoro di squadra e l’intelligenza che si vincono i campionati.»
(Michael Jordan)
Coesione deriva dal termine latino “cohaesus” che significa coesistere. Si può, dunque, affermare che un gruppo non coeso non può esistere perché se esiste un gruppo sarà anche presente una qualche forma di coesione.
Può essere definita come la tendenza di un gruppo a rimanere unito nel perseguire i propri obiettivi al fine di soddisfare i bisogni affettivi dei membri (Carron, Brawley e Widmeyer, 1998).
Da cosa deriva la coesione? Carron (1998) individua 4 categorie (ambientali, personali, di leadership e di squadra) che costituiscono gli antecedenti della coesione.
All’interno della prima categoria rientrano gli obblighi e le responsabilità contrattuali che sono particolarmente vincolanti nelle squadre professionistiche verso la società di appartenenza e gli sponsor. Anche la struttura dell’organizzazione sportiva e gli obiettivi, orientati nelle squadre dilettantistiche all’apprendimento mentre nelle squadre professionistiche all’acquisizione di un approccio vincente, contribuiscono allo sviluppo della coesione. Un alto fattore importante riguarda la vicinanza fisica intesa sia come posizione di gioco (difesa o attacco) che di condivisione di esperienze (es. la convivenza all’interno delle camere d’albergo durante le trasferte). Un ultimo fattore ambientale è rappresentato dalla dimensione del gruppo: nei piccoli gruppi prevale la coesione basata sul compito in cui viene riconosciuto l’impegno dei singoli, mentre nei gruppi moderatamente più grandi prevale la coesione sociale generata dallo sviluppo di forti rapporti interpersonali.
La seconda categoria riguarda le caratteristiche personali. É stato dimostrato che più i membri del gruppo condividono aspetti di personalità, competenze, background socio-culturale e livello di motivazione e soddisfazione, maggiore sarà il grado di coesione (Carron, 1998).
In particolare c’è una forte correlazione tra coesione, prestazione e soddisfazione: la coesione favorisce una prestazione di successo che a sua volta incrementa la soddisfazione dei membri del gruppo che a sua volta rafforza la coesione (Carron & Dennis, 2006).
Il terzo antecedente è rappresentato dalla leadership. Se il leader definisce con chiarezza obiettivi e ruoli, stabilisce le modalità per raggiungere la meta prefissata e adotta uno stile decisionale democratico e partecipativo, anziché autocratico o lassista, la coesione nella squadra aumenta (Jowett & Chaundy, 2004).
Infine l’ultimo antecedente è rappresentato dalla squadra: le vittorie aumentano la volontà di stare insieme e anche il numero di anni di appartenenza alla squadra. Ne consegue che turnover troppo frequenti minano la coesione del gruppo, mentre cambiamenti moderati nella formazione consentono di mantenere pressoché inalterate la struttura di base, le competenze e le relazioni interpersonali. In linea con quest’ultimo aspetto un altro fattore fondamentale riguarda la qualità della comunicazione tra compagni di gioco che se positiva aumenta la coesione e supporta l’attività dei singoli e del gruppo soprattutto nei momenti decisivi durante la competizione o nelle difficoltà (Cei, 2021).
Come evolve la coesione all’interno delle squadre?
In Psicologia dello sport sono stati considerati principalmente due modelli: l’approccio lineare e quello del pendolo.
Il primo ipotizza quattro stadi progressivi caratterizzati da diversi livelli di coesione: formazione, conflitto, stadio normativo, prestazione e aggiornamento (Tuckman & Jensen, 1977). La prima fase è dedicata alla conoscenza e all’identificazione dei ruoli; la seconda è caratterizzata da conflitti, tensioni e dal disaccordo del gruppo, ad esempio sulle decisioni dell’allenatore per raggiungere gli obiettivi prefissati; seguono poi la risoluzione del conflitto e la messa in atto di comportamenti cooperativi che conducono al raggiungimento dei risultati attesi.
Data la complessità delle dinamiche di gruppo, il modello del pendolo suggerisce, invece, che i gruppi non seguono necessariamente un andamento lineare, ma che le squadre oscillino tra periodi di forte e scarsa coesione. Ad esempio all’inizio della stagione i giocatori condividono le stesse preoccupazioni e aspettative, poi possono iniziare le divisioni in piccoli gruppi omogenei per caratteristiche psicologiche, ruoli e competenze e spesso insorgono conflitti e rivalità per trovare il proprio posto nella squadra (Cei, 2021). Durante il campionato il pendolo continuerà a oscillare tra il polo della coesione e il conflitto: all’inizio diminuiranno i contrasti e la squadra sarà orientata al raggiungimento dell’obiettivo, a questo potranno seguire alleanze e disaccordi che ridurranno la coesione. Quest’ultima sarà elevata nel caso di una stagione vincente.
Conoscere questi stadi di sviluppo permetterà all’allenatore o al leader di gruppo di affrontare le situazioni di conflitto come momenti fisiologici per la squadra e di modulare il proprio intervento per massimizzarne l’efficacia (Cei, 2021). Ad esempio, atteggiamenti troppo direttivi andrebbero evitati nelle prime fasi di conoscenza quando, invece, si dovrebbe favorire la formazione dei legami interpersonali e la condivisione degli obiettivi.
Quali sono le conseguenze della coesione?
La coesione di squadra svolge un’influenza positiva sull’atleta incrementando l’impegno, la percezione di competenza, l’autostima, la capacità di affrontare con successo le situazioni impreviste e di valutare oggettivamente errori e responsabilità (Cei, 2021).
Un gruppo coeso che promuove le abilità di ognuno, incita a dare il meglio di sé per un obiettivo comune sacrificando la propria individualità.
«Quando divenni allenatore, capii che il tutto non è mai la somma delle sue parti – è maggiore o minore, a seconda di come riescono a collaborare i suoi membri.»
(Chuck Noll, ex allenatore dei Pittsburgh Steelers)
BIBLIOGRAFIA
Carron, A.V. (1998). The measurement of cohesivness in sport group, in J.L. Duda (a cura di), Advances in Sport and Exercise Psychology Measurement, Morgantown, WV, Fitness Infomration Technology, pp.213—229.
Carron, A., Colman, M., Wheeler, J., & Stevens, D. (2002). Cohesion and Performance in Sport: A Meta Analysis. Journal of Sport & Exercise Psychology, 24.
Carron, A., & Dennis, P.W. (2006). The Sport Team as an Effective Group, in Williams (2006, 157-173).
Cei, A. (2021). Fondamenti di psicologia dello sport. Bologna: Il Mulino.
Jowett, S., & Chaundy, V. (2004). An Investigation Into the Impact of Coach Leadership and Coach-Athlete Relationship on Group Cohesion. Group Dynamics: Theory, Research, and Practice, 8(4), 302–311.
Tuckman, B.W., & Jensen, M.A.C (1977). Stages of Small-Group Development Revisited. Group & Organization Studies, 2(4), 419-427.
A cura della Dott.ssa Anna Venturini
Dott. Bargnani Alessandro Ceo CISSPAT LAB