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COME FAVORIRE LA MOTIVAZIONE NEI PICCOLI ATLETI?
Ad oggi sempre più ragazzi praticano un’attività sportiva, chi ad alto livello, chi in modo più dilettantistico. Soprattutto per i giovani atleti lo sport è considerato una palestra di vita, dove imparare comportamenti, valori e atteggiamenti che li possano aiutare nella loro vita di domani.
Solitamente, alla base della partecipazione sportiva, c’è la motivazione dell’atleta. Può essere estrinseca, ovvero data da stimoli che sono esterni alla persona, come denaro o approvazione sociale, oppure intrinseca, data da stimoli interni alla persona. Quest’ultima tipologia di motivazione è quella che si sposa meglio con il divertimento e la gratificazione personale. Va però sempre ricordato che la motivazione non dipende esclusivamente dall’individuo, ma può essere stimolata anche da terzi. In questo caso è il clima che circonda l’atleta stesso, insieme agli obiettivi e ai valori trasmessi che stimolano la motivazione.
Ames (1992) definisce il clima motivazionale come “un insieme di stimoli ambientali impliciti o espliciti attraverso i quali viene definito il successo o il fallimento della prestazione”. Nel clima motivazionale entrano in gioco anche i comportamenti e gli atteggiamenti degli adulti, le aspettative dei genitori, dell’allenatore o degli sponsor, il rapporto con compagni di squadra e i valori della società di appartenenza.
L’autore individua due tipologie di clima motivazionale: l’uno orientato alla prestazione e l’altro orientato alla competenza. L’orientamento alla prestazione ha come focus la vittoria, e la competizione fra compagni, creando tensione e contrasti interni alla squadra. Vengono inoltre valorizzati e favoriti gli atleti considerati più competenti a discapito della crescita sportiva del resto della squadra. Il feedback fornito viene dato solamente per affermare i successi, criticando in modo non costruttivo gli errori commessi.
Al contrario, nell’orientamento alla competenza il focus è sull’apprendimento delle abilità sportivo-specifiche e sul miglioramento personale, sulla valorizzazione dell’impegno e del progresso individuale attraverso l’uso del feedback e sulla promozione della coesione di squadra. La percezione di successo è determinata dallo sforzo e dalla dedizione propria e della squadra, mentre la sconfitta diventa un’occasione per capire dove poter migliorare.
Nel clima orientato alle competenze lo sport è visto come occasione di crescita personale ed è per questo maggiormente associato alla motivazione intrinseca e a minori livelli di stress e abbandono sportivo.
In che modo, quindi, è possibile intervenire a livello ambientale per rafforzare la motivazione o modificare situazioni poco funzionali? Il modello T.A.R.G.E.T., sviluppato da Treasure nel 2001, può offrire una risposta a questo quesito.
T.A.R.G.E.T. è un acronimo che deriva dai termini inglesi “Task, Authority, Recognition, Grouping, Evaluation e Time”.
Per Task si intende l’attività da compiere. È importante che gli allenatori prestino attenzione ai compiti da assegnare; questi dovrebbero essere orientati all’acquisizione di competenze, diversificati e personalizzati in base al livello di abilità dei singoli atleti. Quando tutti gli atleti svolgono lo stesso esercizio sono naturali i confronti con gli altri per valutare il proprio livello di abilità e questo potrebbe sviluppare alcune tensioni e rivalità tra compagni.
Authority è l’autonomia decisionale dell’atleta; è importante incoraggiarla, assieme alla promozione delle capacità di problem-solving. Questo non significa dare piena libertà ai ragazzi su quali esercizi fare durante un allenamento, ma, per esempio, potrebbe essere stimolante proporre tre esercizi diversi e lasciarli liberi di decidere l’ordine in cui svolgerli.
Recognition, ovvero il riconoscimento dell’impegno e dei progressi dimostrati dall’atleta. È fondamentale per gli allenatori garantire a tutti i ragazzi le stesse opportunità di riconoscimento, evitando quindi di creare competizioni e rivalità nel gruppo.
Con il termine Grouping si intende la volontà di promuovere la coesione e la cooperazione di squadra. È importante formare gruppi eterogenei, non basati solamente sul livello di abilità degli atleti, e variare spesso la loro conformazione, così da promuovere la conoscenza reciproca di tutti i membri.
Per Evaluation si intende la tipologia di feedback dato agli atleti. Sarebbe sempre opportuno esprimerli in privato e rivolgerli al comportamento, non alla persona. Per evitare rivalità interne è utile confrontare la stessa persona nel tempo, sottolineando i miglioramenti nel tempo, piuttosto che il confronto con i compagni.
Infine, Time vuole sottolineare la soggettività dei tempi di apprendimento di ciascun atleta.
Diverse ricerche in letteratura hanno riportato come questo modello sia utile per favorire un clima motivazionale positivo per i ragazzi. Tutti questi suggerimenti possono risultare utili ad allenatori, genitori e società sportive per sviluppare un ambiente sportivo sano in cui far crescere i piccoli atleti; dopotutto, come diceva Pancho Gonzales, grande tennista statunitense, “c’è un circolo virtuoso nello sport: più ti diverti più ti alleni; più ti alleni più migliori; più migliori più ti diverti”.
A cura delle Dott.sse Elena Graffi Brunoro e Veronica Mattarozzi
Dott. Alessandro Bargnani | CEO Cisspat Lab
Bibliografia
Ames, C., (1992). Achievement goals, motivational climate, and motivational process. In G. C. Roberts (Ed), Motivation in sport and exercise (pp 161-176). Champaign, IL: Human Kinetics.
Bortoli, L., Bertollo, M., & Robazza, C. (2005). Sostenere la motivazione nello sport giovanile: il modello TARGET. Giornale Italiano di Psicologia dello Sport, 3(3), 69-72.
Treasure, D. C., (2001). Enhancing young people’s motivation in youth sport: an achievement goal approach. In G. C. Roberts (Ed), Advances in motivation in sport and exercise (pp 79-100). Champaign, IL: Human Kinetics.