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Ciclo mestruale e sport: allenamento e prestazione
A partire dai primi Giochi Olimpici moderni, la partecipazione femminile in competizioni ad alto livello è aumentata; conseguentemente anche questioni prettamente collegate alla fisiologia femminile hanno acquisito maggiore importanza nel dibattito pubblico sullo sport, come il ciclo mestruale e tutte le sfaccettature e le patologie ad esso collegate.
Ma cos’è il ciclo mestruale e perché è un fattore importante?
Il ciclo mestruale è un fenomeno che caratterizza il periodo fertile degli individui di sesso femminile, a partire dai 10-16 anni di età con l’arrivo del menarca, fino alla menopausa a 45-55 anni. Per circa 30 anni, quindi, l’organismo regola la produzione e la secrezione di ormoni su un ciclo della durata di 24-35 giorni, che può essere regolare, irregolare o assente (in caso di amenorrea); in questo ciclo, per 2-7 giorni si verificano delle perdite (le mestruazioni) che possono essere più o meno abbondanti, più o meno dolorose – anche in assenza di patologie che possono portare a una invalidità.
Genericamente è possibile suddividere il ciclo mestruale in tre fasi: la fase follicolare o pre- ovulatoria, la fase di ovulazione e la fase luteale.
- Nella fase follicolare o pre-ovulatoria (i cui primi giorni corrispondono alle perdite mestruali) si assiste a un aumento di ormoni estrogeni, i principali ormoni sessuali femminili, responsabili della fertilità, dello sviluppo sessuale e della libido. Ma gli estrogeni influenzano anche funzioni cognitive come l’attenzione e la memoria, dato importante da tenere in conto nella pianificazione degli allenamenti nel caso si volessero apprendere nuove skills. Gli estrogeni sono responsabili anche della regolazione dell’umore, in quanto promuovono la produzione della serotonina. Nonostante il presunto buonumore dovuto alla serotonina, nella fase precedente al picco di secrezione degli estrogeni, però, diversi studi riportano una generale insoddisfazione da parte delle atlete riguardo la loro prestazione, ritenendola peggiore del solito. Infine, questi ormoni influenzano anche la salute del cuore e delle ossa, coinvolgendo, quindi, il sistema cardiocircolatorio (pressione sanguigna, battito e ritmo cardiaco, flusso sanguigno) e il metabolismo del substrato.
- Nella fase dell’ovulazione l’ipofisi produce e rilascia l’ormone luteinizzante e l’ormone follicolo stimolante, responsabili dello sviluppo delle gonadi e dell’ovulazione.
- Nella fase luteale, invece, si assiste a un aumento importante di progesterone, un ormone steroideo correlato alla fertilità della donna. Diversi studi hanno evidenziato come l’aumento degli steroidi endogeni fosse collegato alla termoregolazione (la temperatura corporea è più elevata) e al miglioramento della capacità aerobica. A causa della temperatura corporea
elevata, gli studi osservano come un esercizio prolungato in ambiente caldo e umido sia sconsigliato e possa avere effetti collaterali a carico del sistema cardiovascolare. La secrezione di questo ormone, inoltre, è strettamente collegata a un aumento del metabolismo, ma anche a un importante aumento della ritenzione idrica, con conseguente incremento ponderale. A causa dell’aumentata ritenzione idrica, in questa fase sono stati riportati numerosi episodi di insoddisfazione nei confronti della propria immagine corporea, con conseguenze psicologiche importanti. L’insoddisfazione delle atlete nei confronti della propria prestazione, evidenziata nella fase follicolare, si riscontra anche nell’ultimo periodo della fase lutale.
Per quanto gli studi evidenzino delle importanti differenze interindividuali tra i soggetti presi in analisi e i risultati in letteratura non sempre giungano alla stessa conclusione, gli studiosi concordano, però, nell’affermare che le atlete riportino sia sintomi fisici (mal di testa, problemi gastrointestinali, gonfiore addominale, cambiamenti della pelle e del seno, mal di schiena e dolori articolari, crampi addominali, …), sia sintomi psicologici e alterazioni dell’umore, sia oscillazioni della motivazione – con conseguente alterazione della prestazione. In molti casi, i sintomi fisici erano correlati ad elevati sintomi psicologici.
Molte atlete affermano che ricorrono alla contracezione ormonale per poter controllare il ciclo mestruale, così da ridurne gli effetti collaterali durante la stagione sportiva e diminuire l’ansia relativa a specifici fattori (e.g.: il requisito di una determinata categoria di peso).
È stato riportato, inoltre, che fra compagne e allenatrici dello stesso sesso si instaurano dinamiche di cameratismo che favoriscono la condivisione di questioni legate al ciclo mestruale; al contrario, è stato evidenziato un certo disagio nell’intraprendere conversazioni simili con un allenatore di sesso opposto.Ci sarebbe da domandarsi come mai la letteratura presenti relativamente pochi studi e con risultati a volte differenti tra loro, nonostante il ciclo mestruale abbia un impatto importante sulla vita delle atlete e, in alcuni casi, presenti conseguenze importanti sulla salute mentale.
La difficoltà nell’ottenere risultati tra loro concordi e replicabili è da ricercarsi nella sottorapresentazione delle donne nella ricerca della medicina dello sport e nelle forti differenze interindividuali; le complessità collegate al ciclo mestruale – quello stesso ciclo mestruale che andrebbe indagato – sono considerate un ostacolo per l’inclusione delle donne nei trial clinici. Infatti, le disfunzioni mestruali, come l’amenorrea, l’oligomenorrea, o una breve fase luteale, complicherebbero il campione. Inoltre, come accennato, ogni persona è differente, pertanto l’esperienza di dolore o non dolore, di spossatezza o non spossatezza sarà differente. Sarà unica e non assimilabile ad alcuna macro-categoria.Per questo, per tutte queste sfumature che possono verificarsi, è fondamentale riconoscere all’ascolto un ruolo fondamentale. Le atlete devono imparare ad ascoltare il proprio corpo e il proprio Essere, cogliendo le sfumature e non sottovalutando i sintomi. Gli allenatori devono ascoltare attivamente le parole delle atlete, validandole. Ci deve essere una educazione a riguardo, che vada a scardinare il taboo collegato al ciclo mestruale, permettendo ad atleti e ad allenatori di parlarne in manietra costruttiva e corretta; l’obiettivo è trovare strategie volte all’incremento della salute, del benessere e della prestazione. Come psicologi abbiamo il compito di creare un ambiente sicuro dove poter affrontare queste conversazioni, senza che vengano intese come scuse o come scarsa forza di volontà. Infine, l’eventuale scelta di assumere medicinali, che siano antidolorifici o contraccettivi ormonali, deve essere personale (condivisa con la famiglia) e ponderata con il supporto di un professionista, non imposta dall’allenatore o dalla Società Sportiva.
A cura della Dott.ssa Barbara Bruni Cerchier
Dott. Alessandro Bargnani | CEO Cisspat Lab
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