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Sport Motivazione e Abbandono.
Il Drop out dei ragazzi che praticano sport dai 14 anni si attesta ad un 33%. I dati sono riferiti ad una media essi cambiano per disciplina.
La pratica sportiva in età giovanile viene in genere valorizzata per lo sviluppo sano personale dei più giovani. Lo sport rappresenta un setting competitivo in cui si apprendono e perfezionano nuove skills (abilità specifiche per sport ad es. una alzata in pallavolo, un rigore, un tiro da 3 nel basket), un’occasione di crescita di autonomia nel rispetto delle le regole. Questo aspetto ultimo è fondamentale per lo sviluppo di varie aree futuro adulto.
Purtroppo la pratica dello sport prevede una forte cessazione di essa a già in età evolutiva, questo fenomeno colpisce maggiormente le ragazze.
Buone pratiche preventive per prevenire l’abbandono dell’attività sportiva
- Sviluppare consaperLa prima regola fondamentale per prevenire l’abbandono dell’attività sportiva è la capacità dei genitori di saper distinguere tra le proprie motivazioni e quelle dei propri figli; lo sport deve essere scelto dai ragazzi, secondo i loro gusti e le loro inclinazioni.
- La cultura con cui si affronta l’attività sportiva dovrebbe essere condivisa sia dai genitori che dagli allenatori: il focus non è il risultato, ma l’importanza dello sport come strumento di sviluppo e crescita, oltre che come fonte di divertimento e gratificazione. È solo adottando un comportamento coerente tra questo pensiero e il proprio comportamento che le figure adulte che ruotano intorno allo sport possono trasmettere l’importanza di un certo tipo di cultura sportiva ai ragazzi.
- L’importanza di sostenere e incoraggiare i ragazzi, evitando aspettative troppo elevate e pressioni esagerate; utilizzare critiche costruttive ed edificanti, cercando sempre di gratificare i ragazzi per i piccoli successi.
- Il ruolo dell’allenatore è molto importante: esso non può limitarsi a insegnare tecniche, in quanto il ruolo educativo è intrinseco al suo lavoro.
- Facilitare la creazione di un clima positivo all’interno della squadra, favorendo una gestione costruttiva dei conflitti nel gruppo. E’ importante sviluppare condivisione e la definizione di obiettivi comuni tra i giocatori.
” Molte ricerche indicano come l’abbandono sportivo sia più probabile per i giovani quando sentono di non avere miglioramenti, quando hanno scarsa percezione della propria competenza e soprattutto quando ritengono che le richieste sportive siano eccessive sia dal punto vista fisico che psicologico” Dott.ssa Vitali Francesca.
Una condizione di esaurimento psicofisico che deriva da richieste eccessive legate agli allenamenti e alle competizioni si definisce burnout. Sono tre i fattori che caratterizzano questo stato: esaurimento psicofisico, svalorizzazione o risentimento verso l’ambiente sportivo e ridotto senso di realizzazione personale nello sport. Tale condizione critica può costituire la fase che precede l’effettivo abbandono sportivo da parte dei giovani, ma rappresenta anche uno stato di allerta sul quale soprattutto gli allenatori possono agire per prevenirlo. Un clima motivazionale orientato sulla competenza, che premia l’impegno, valorizza i progressi individuali e che pone l’accento sull’apprendimento di abilità, risulta un fattore protettivo per il burnout. Anche la resilienza, ossia la capacità personale di affrontare le difficoltà, risulta un altro importante fattore protettivo del burnout. È interessante sottolineare la relazione diretta fra percezione di competenza e resilienza: i giovani atleti che si percepiscono maggiormente competenti in ambito sportivo sono anche quelli che mostrano livelli più alti di resilienza, che sanno cioè affrontare meglio le difficoltà. Da ciò si evidenzia il ruolo chiave degli allenatori su cui ricadono, in allenamento e in gara, le responsabilità sia della gestione delle attività specifiche, sia la costruzione di un clima motivazionale orientato prevalentemente sulla competenza. A tale proposito, risultano utili le indicazioni che derivano da un modello didattico conosciuto come modello TARGET, che considera i compiti specifici degli allenatori, finalizzandoli, appunto, allo sviluppo di un clima motivazionale orientato sulla competenza. Anche seguendo queste indicazioni, gli allenatori contribuiscono a determinare il reale sviluppo delle competenze sportive dei propri giovani atleti e determinano un clima motivazionale che valorizza progressi e miglioramenti, prevenendo non solo il burnout ma anche l’abbandono sportivo giovanile.