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Il rilassamento progressivo è utile nello sport?
- 14 dicembre 2016
- Posted by: Leonardo Gottardo
- Categoria: Uncategorized
Edmund Jacobson (1888-1983) è stato uno psichiatra e fisiologo americano ideatore del rilassamento progressivo muscolare. Attraverso i suoi studi è stato in grado di dimostrare la connessione tra elevata tensione muscolare e disturbi del corpo e della psiche. Ha scoperto che la tensione muscolare è sempre accompagnata da un accorciamento delle fibre muscolari mentre il rilassamento determin
a un allungamento delle fibre muscolari, un abbassamento dell’attivazione del sistema nervoso simpatico e può essere usato come rimedio per i disturbi psicosomatici.
La particolarità di questo metodo di rilassamento rispetto ad altri, come la meditazione o il training autogeno, è quello di essere un metodo “attivo”. Nel training autogeno si è in una predisposizione denominata come “concentrazione psichica passiva” in cui bisogna imparare ad abbandonarsi sempre più e osservare tutto quello che accade a livello psicosomatico senza interferire con tali processi, non a caso il termine” autogeno” fa riferimento al generarsi da sé, da solo quindi qualcosa che l’organismo compie in stato di profondo rilassamento. Nel rilassamento progressivo di Jacobson invece si è totalmente attivi, in quanto questo tipo di rilassamento si basa sul contrarre le diverse sezioni muscolari per 5-10 secondi (polpacci, cosce, natiche, addome, mani, braccia, pettorali,avambracci, bicipiti-tricipiti, spalle, collo, fronte, viso) per poi rilassarle e lasciarle cadere in modo da sentire sempre più una sensazione di assoluta pesantezza e rilassamento. In questo modo la mente riesce a distinguere tra uno stato di contrazione a uno di rilassamento muscolare.Questo metodo si addice per tutte quelle persone che inizialmente hanno difficoltà o non si trovano a proprio agio con tecniche di rilassamento passive.
Ma come può essere utilizzato nello sport il rilassamento progressivo di Jacobson?
Sicuramente può avere un ampio spettro di utilizzatori nell’ambiente sportivo in quanto un atleta può essere predisposto maggiormente ad essere attivo piuttosto che passivo. Risulta un ottimo metodo, rapido ed efficace, per contrastare tutti i sintomi somatici-muscolari derivanti dall’ansia da prestazione (es. mani, gambe che tremano). Come ogni attività sportiva più ci si allena più si migliora. Inoltre può risultare utile a fine allenamento o gara per pote rilassare i muscoli il più possibile, evitare contratture e metterli nelle condizioni di recuperare al meglio.
Portiamo un esempio pratico su come si possa effettuare il rilassamento progressivo prendendo in considerazione come sezione del corpo le mani. Questo risulta utile in tutti gli sport in cui si tiene in mano un attrezzo (lanci nell’atletica leggera, arco e pistola, nastro, funicella) in quanto più si ha una presa sicura più efficaci si sarà nella prestazione.
In pratica quindi stringiamo le mani a mo di pugno chiuso con tutta la forza che abbiamo per 5-10 secondi e poi rilassiamo le mani percependo il più possibile lo stato di pesantezza. Il tutto lo ripetiamo per 3 volte. Già alla prima seduta potremmo sentirne i benefici. Più lo si svolgerà e più i benefici cresceranno.
Questo articolo non vuole essere un approfondimento specifico del rilassamento progressivo ma un punto di riflessione e possibile approfondimento per tutti coloro i quali sono all’interno della psicologia dello sport in quanto risulta essere un metodo che assieme al training autogeno non può mancare nel bagaglio culturale dello psicologo dello sport.
Con questo auspico a tutti gli interessati un buon approfondimento e messa in pratica di questa tecnica.
Dott. Leonardo Gottardo