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L’importanza della connessione mente-cavallo
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Il cavallo è un grande specchio. Non ti permetterà mai di mentire su chi sei veramente.
Monty Roberts, autore di “The Man Who Listens to Horses”:
L’equitazione è una disciplina olimpica che sebbene sia descritta come uno sport individuale, di fatto prevede che gli atleti a gareggiare siano due: il cavaliere/amazzone e il cavallo.
A differenza di altri sport, l’equitazione implica un’interazione costante con un essere vivente dotato di sensibilità ed emozioni proprie. Il cavallo percepisce lo stato d’animo del cavaliere rispecchiando il suo stato d’animo e richiedendo autenticità nella comunicazione. Per questo motivo, la sintonia tra i due è essenziale: il cavaliere deve imparare a interpretare i segnali dell’animale, adattando il proprio atteggiamento alle reazioni del cavallo. Questo legame profondo, costruito nel tempo con pazienza e dedizione, trasforma l’equitazione in un’esperienza unica di collaborazione e crescita reciproca.
Diversi atleti di equitazione hanno sottolineato l’importanza dell’aspetto psicologico nella loro disciplina.
Ad esempio, Michel Robert, noto cavaliere francese, ha affermato che per diventare cavalieri non si deve cominciare dalla pratica dell’equitazione, ma dalla comprensione, sottolineando l’importanza della connessione e della comprensione reciproca tra cavallo e cavaliere.
Regolazione emotiva e resilienza
Un aspetto fondamentale nella psicologia dello sport equestre è la capacità di regolare le emozioni e sviluppare resilienza. Poiché i cavalli sono estremamente sensibili allo stato d’animo del cavaliere, tenderanno a rispecchiarne le emozioni e per questo il cavaliere dovrà cercare di reagire in modo equilibrato a situazioni impreviste.
Se il cavaliere è ansioso o impaurito, il cavallo potrebbe percepirlo e reagire, diventando nervoso e meno collaborativo. La resilienza è un altro aspetto di fondamentale importanza in quanto può essere riassunta come la capacità per il cavaliere di affrontare e superare gli ostacoli senza perdere la motivazione o la fiducia in sé stesso: il cavallo potrebbe reagire in modo inaspettato a un rumore, rifiutare un ostacolo o avere una giornata “no”. Il cavaliere deve imparare a gestire queste situazioni senza lasciarsi sopraffare dalla frustrazione o dallo stress.
È necessario ‘sentire’ il proprio cavallo; io monto molto usando il mio ‘senso’. Reagisco in base a quello che il mio cavallo mi trasmette, questo per me è fondamentale. Si può imparare a montare da manuale una linea di salti, ma è necessario saper reagire in base a quello che succede al momento, ascoltando il proprio istinto.
Scott Brash, Oro olimpico a squadre con Hello Sanctos a Londra 2012
Gestione dello stress e dell’ansia
Anche l’ansia pre gara può influenzare negativamente la performance del cavaliere e, di conseguenza, quella del cavallo.
Durante una competizione, il cavaliere deve cercare di mantenere un alto livello di concentrazione e autocontrollo, poiché l’ambiente è spesso ricco di distrazioni (ad esempio il pubblico). Un cavaliere che sa gestire le proprie emozioni e affrontare le difficoltà in modo positivo trasmette al cavallo un senso di sicurezza, favorendo una collaborazione più armoniosa.
Per migliorare la performance, molti cavalieri si affidano a strumenti e strategie psicologiche che possono aiutare il cavaliere a entrare in uno stato di “flow”, in cui la performance diventa più fluida ed efficace.
Tra queste possiamo menzionare:
- Tecniche di rilassamento: come il training autogeno e il rilassamento progressivo di Jacobson.
- Tecniche di visualizzazione: che aiutano il cavaliere a immaginare il percorso di gara prima di affrontarlo realmente. Ad esempio un cavaliere di salto ostacoli può visualizzare ogni fase del percorso, sentendo mentalmente il movimento del cavallo sotto di sé, per anticipare le reazioni e mantenere il controllo.
- Self-talk positivo: utilizzare frasi incoraggianti per rafforzare la fiducia in sé stessi, ad esempio: un cavaliere che ha paura di un particolare ostacolo può dirsi mentalmente “Lo abbiamo superato in allenamento, possiamo farlo anche ora”, rinforzando così la sua sicurezza e quella del cavallo.
- Gestione della paura: attraverso la desensibilizzazione sistematica e l’esposizione graduale alle situazioni ansiogene. Ad esempio: il cavaliere può affrontare gradualmente situazioni che gli provocano ansia, partendo da livelli più bassi di difficoltà. Ad esempio, se ha paura di saltare un determinato ostacolo, può iniziare osservando altri cavalieri, poi affrontarlo con barriere più basse e infine a piena altezza. Allo stesso modo, se il cavallo è nervoso in un ambiente nuovo, il cavaliere può abituarlo progressivamente all’ambiente di gara, facendogli esplorare il campo prima di iniziare l’attività, rassicurandolo con voce calma e carezze.
L’equitazione è uno sport che richiede non solo abilità fisiche da parte del cavaliere, ma anche una forte componente psicologica. La capacità di rimanere calmi e sicuri durante situazioni di tensione contribuisce a una comunicazione più chiara ed efficace con il proprio animale, riducendo eventuali incomprensioni o reazioni inaspettate dell’animale. La gestione dello stress, la fiducia in sé stessi e la motivazione sono elementi essenziali per costruire una relazione armoniosa con il cavallo e migliorare le proprie performance. L’applicazione della psicologia dello sport permette ai cavalieri di esprimere il loro massimo potenziale, garantendo un’esperienza più consapevole e gratificante.
A cura della Dott.ssa Federica Conz
Dott. Alessandro Bargnani | CEO CISSPAT Lab
Bibliografia
(Wolframm, I. A. (2014). The Science of Equestrian Sports: Theory, Practice and Performance of the Equestrian Rider. Routledge.)
(Sarkar, M., & Fletcher, D. (2014). Psychological resilience in sport performers: A review of stressors and protective factors. Journal of Sports Sciences, 32(15), 1419-1434.)
(Kabat-Zinn, J. (1990). Full catastrophe living: Using the wisdom of your body and mind to face stress, pain, and illness. Delta.; Williams, J. M., & Krane, V. (2021). Applied sport psychology: Personal growth to peak performance (8th ed.). McGraw-Hill Education.)
(Jacobson, E. (1938). Progressive relaxation. University of Chicago Press.; Cumming, J., & Williams, S. E. (2012). The role of imagery in performance. In S. Murphy (Ed.), The Oxford handbook of sport and performance psychology (pp. 213-232). Oxford University Press.; Lang, P. J. (1977). Imagery in therapy: An information processing analysis of fear. Behavior Therapy, 8(5), 862-886.)
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