Safeguarder & Bullismo

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Il Safeguarding nello sport è il processo di protezione degli atleti, in particolare dei minori, da ogni forma di abuso, violenza e discriminazione. L’obiettivo è creare un ambiente sportivo sicuro e rispettoso per tutti i partecipanti, promuovendo il benessere fisico, psicologico ed emotivo.

Tutte le organizzazioni sportive, comprese Federazioni Sportive Nazionali (FSN), Enti di Promozione Sportiva (EPS), Discipline Sportive Associate (DSA) e Associazioni/Società Sportive Dilettantistiche (ASD/SSD), devono implementare misure di Safeguarding per prevenire ogni tipo di abuso e discriminazione.

Psicologi dello sport Italia è lieta di offrire i suoi servizi di Safeguarding con la collaborazione dell’avvocato Michele Avanzi dello studio legale GTA e socio AIAS.

Obiettivi del Safeguarding

  • Prevenzione: Evitare che si verifichino episodi di abuso, violenza e discriminazione.
  • Tutela: Garantire un ambiente sicuro e inclusivo per tutti gli atleti.
  • Intervento: Rispondere prontamente a segnalazioni di abusi, adottando le misure necessarie.
  • Promozione del rispetto: Favorire una cultura sportiva basata sulla protezione dei diritti e sulla consapevolezza dei rischi.

Prevenzione Bullismo

  • Educazione e formazione: Formare allenatori, dirigenti e atleti su cosa sia il bullismo, come riconoscerlo e come intervenire.
  • Creazione di un ambiente inclusivo: Monitorare il clima della squadra per garantire che tutti si sentano al sicuro e inclusi; stabilire luoghi sicuri dove gli atleti possano parlare se si sentono vittime di bullismo.
  • Sensibilizzazione dei genitori: Coinvolgere i genitori nell’educazione contro il bullismo, organizzare incontri informativi su come affrontare eventuali situazioni di bullismo e aiutarli a riconoscere i segnali di malessere nei figli
  • Monitoraggio continuo e feedback: Valutare regolarmente il clima del gruppo per identificare eventuali segnali di disagio o conflitti emergenti. Adattare e migliorare continuamente le strategie di prevenzione in base alle esigenze e alle esperienze del gruppo.

LE NOSTRE PROPOSTE

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FAQ Safeguarder

Le ASD/SSD devono adottare entro:

  • 31 agosto 2024:
    • Modelli organizzativi e di controllo dell’attività sportiva (MOCAS).
    • Codici di condotta per la tutela dei minori, la prevenzione delle molestie, della violenza di genere e di altre forme di discriminazione (etnia, religione, disabilità, età, orientamento sessuale).
  • 31 dicembre 2024:
    • Nomina di un Responsabile del Safeguarding attraverso una delibera del Consiglio direttivo o dell’Assemblea.

Una volta adottati, l’ASD/SSD deve:

  • Inviare comunicazione agli Enti di affiliazione e ai collaboratori.
  • Pubblicare i documenti sul sito web del sodalizio (se presente) o attraverso i canali social.

Dopo la nomina, è necessario:

  • Comunicare il nome e i contatti del Responsabile del Safeguarding a tutti gli Enti di affiliazione e agli atleti.
  • Pubblicare le informazioni sui canali di comunicazione ufficiali dell’organizzazione.

Il Responsabile del Safeguarding è una figura chiave che gestisce le segnalazioni di abuso e attiva le procedure di tutela. Deve possedere competenze in ambito educativo, psicologico e legale, agendo in modo indipendente e privo di conflitti di interesse. Questa figura è necessaria anche se l’organizzazione non coinvolge minori.

Il Responsabile deve intervenire su: abuso psicologico, fisico e sessuale, negligenza, bullismo, cyberbullismo, comportamenti discriminatori (razza, religione, genere, orientamento sessuale, disabilità, età, status socioeconomico, abilità atletiche).

  • Sviluppare e monitorare le politiche di tutela.
  • Ricevere e valutare segnalazioni di abuso.
  • Segnalare alle autorità competenti.
  • Garantire riservatezza e supporto alle vittime.

In caso di segnalazione di abuso, il Responsabile deve attivare le procedure interne, garantendo la protezione dell’atleta e collaborando con le autorità competenti.

Gli enti sportivi che non rispettano le norme di Safeguarding possono incorrere in sanzioni disciplinari, con effetti negativi sull’attività e la reputazione dell’organizzazione.

FAQ Bullismo

Il bullismo nello sport è un comportamento aggressivo e ripetuto che mira a ferire, intimidire o isolare un atleta. Può includere atti fisici, verbali o psicologici, come prese in giro, esclusione, minacce o umiliazioni. Il bullismo può avvenire tra compagni di squadra, da allenatori verso atleti, o persino da parte di genitori sugli spalti.

I segnali di bullismo possono includere cambiamenti nel comportamento dell’atleta, come una diminuzione dell’autostima, riluttanza a partecipare agli allenamenti, isolamento sociale, calo delle prestazioni sportive, ansia o depressione, e persino lesioni fisiche senza una spiegazione chiara.

Gli allenatori possono prevenire il bullismo stabilendo regole chiare di comportamento, promuovendo una cultura del rispetto, intervenendo immediatamente in caso di comportamenti inappropriati e fornendo un esempio positivo di leadership. Formazione e sensibilizzazione sul tema del bullismo sono fondamentali per riconoscere e gestire le situazioni problematiche.

Se un genitore sospetta che il proprio figlio sia vittima di bullismo, dovrebbe parlarne con lui in modo calmo e aperto, cercando di capire cosa sta accadendo. È importante informare l’allenatore o i dirigenti sportivi della situazione e chiedere che vengano prese misure appropriate per garantire la sicurezza e il benessere del giovane atleta.

Un atleta vittima di bullismo dovrebbe sentirsi incoraggiato a parlare con un adulto di fiducia, come un allenatore, un genitore o un consulente sportivo. È importante non affrontare il bullo in modo aggressivo, ma cercare il supporto di chi ha l’autorità per intervenire. La segnalazione tempestiva è fondamentale per fermare il bullismo.

Per creare un ambiente sportivo inclusivo, è necessario promuovere il rispetto reciproco, celebrare le diversità, stabilire aspettative chiare sul comportamento e incoraggiare la collaborazione tra i membri del team. Gli allenatori devono dare l’esempio e premiare atteggiamenti positivi e gesti di fair play.

Le vittime di bullismo possono sperimentare ansia, perdita di fiducia in sé stesse, calo delle prestazioni sportive e, in casi gravi, abbandono dello sport. Anche i bulli possono subire conseguenze, come sanzioni disciplinari, esclusione dagli allenamenti o dalle gare, e la difficoltà a integrarsi in un ambiente sportivo positivo.

Ci sono diverse risorse disponibili, tra cui linee guida per allenatori e dirigenti sportivi, programmi di formazione sul bullismo, consulenza psicologica per atleti e workshop per genitori. Molte organizzazioni sportive offrono anche strumenti per la segnalazione anonima degli episodi di bullismo e per il supporto alle vittime.

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