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Il biofeedback nello sport
- 17 giugno 2024
- Posted by: annaventurini97@gmail.com
- Categoria: Articoli Uncategorized
IL BIOFEEDBACK NELLO SPORT
Il biofeedback è una tecnica che può essere utilizzata nella riduzione dell’ansia somatica. Lo scopo del biofeedback è quello di rendere la persona cosciente delle risposte fisiologiche e autonome del proprio sistema nervoso. Questo è possibile grazie ad un dispositivo di monitoraggio elettronico che controlla, tra le altre, l’attività muscolare, la temperatura della pelle, le onde cerebrali o la frequenza cardiaca e fornisce un feedback visivo o auditivo che istruisce l’atleta rispetto a tali risposte fisiologiche.
L’applicazione del biofeedback nasce dal campo della psicofisiologia, la quale assume che ogni cambio dello stato fisiologico sia parallelamente accompagnato da un cambio nello stato emotivo e mentale e, viceversa, ogni cambio nello stato emotivo e mentale sia parallelamente accompagnato da un cambio nello stato fisiologico.
Se implementata a dovere, questa tecnica, può preparare gli atleti e le atlete a raggiungere lo stato della coerenza psicofisiologica. Tale stato permette di raggiungere una sincronia tra i processi psicologici e quelli fisiologici. Questi risultati sono dovuti ad un’armonizzazione tra l’attività del sistema simpatico e quella del sistema parasimpatico, la quale innalza le abilità cognitive e la performance nel compito.
Ma come funziona il biofeedback?
L’attività di biofeedback consiste nell’utilizzo di un dispositivo elettronico dotato di elettrodi e sensori che verificano, monitorano delle informazioni psicofisiologiche e mandano un feedback alla persona che sperimenta tali informazioni psicofisiologiche. In questo modo l’individuo riceve delle preziose informazioni riguardo le reazione della propria mente e del proprio corpo nelle varie situazioni. Ogni variazione fisiologica è mostrata all’atleta tramite un device elettronico in forma grafica o multimediale e questo gli/le permette di raggiungere una migliore regolazione tra mente e corpo.
Il biofeedback non è, però, da confondere con il biofeedback training. Il primo, come spiegato precedentemente, consiste nell’utilizzo di un sofisticato equipaggiamento al fine di riscontrare le risposte psicofisiologiche dell’atleta tramite un feedback visivo o auditivo. Il secondo, consiste in un allenamento sistematico dell’atleta nel controllare le proprie risposte fisiologiche, ciò gli/le consente di acquisire il controllo nell’autoregolazione grazie alle informazioni fornite dal dispositivo. A seguito di un biofeedback training intensivo, le abilità psicologiche possono diventare un riflesso automatico. Possiamo quindi affermare che il biofeedback training può essere utilizzato nel potenziamento della performance atletica; per esempio, lo stress della competizione è solitamente accompagnato da cambi degli indici fisiologici. Tali cambi fisiologici sono strettamente collegati con lo stato corporeo e mentale dell’atleta e tramite il processo di biofeedback training l’atleta può imparare e migliorare le abilità di auto-monitoraggio e autoregolazione. In questo processo, con il proseguire delle sessioni in cui l’atleta riceve informazioni sui propri parametri psicofisiologici dal dispositivo elettronico, tali sessioni, vengono alternate a quelle in cui l’atleta cerca riconoscere autonomamente gli stimoli fisiologici del proprio corpo e, incrementando gradualmente la durata delle seconde, l’atleta riuscirà, infine, a dipendere sempre meno dal dispositivo elettronico e fare più affidamento su se stesso/a, controllando e regolando le proprie risposte fisiologiche.
Nello sport così come in altri campi (ad esempio la riabilitazione fisica), le misurazioni effettuate tramite biofeedback possono essere di svariata natura e, in generale, possono essere categorizzate come fisiologiche o biomeccaniche. I paramenti del sistema respiratorio, di quello cardiaco e di quello neuromuscolare sono misurati tramite biofeedback fisiologico, mentre il biofeedback biomeccanico può andare a misurare il movimento, il controllo posturale e la forza. Di seguito sono proposti alcuni esempi:
- EDR (electrodermal) biofeedback: misura quanto facilmente (o difficilmente) la corrente, presente nel sensore e impercettibilmente a contatto con la pelle, naviga attraverso la pelle. Quando si provano alti livelli di ansia aumenta la sudorazione e la conduttanza aumenta. Questo tipo di biofeedback può, dunque, essere utilizzato per innalzare l’abilità di autoregolazione dell’atleta.
- Biofeedback respiratorio: il controllo del respiro è fondamentale nella performance atletica. L’ansia e i pensieri negativi possono creare un pattern di respirazione disfunzionale ai fini della prestazione, per cui il biofeedback respiratorio può rappresentare uno strumento per favorire la respirazione diaframmatica e l’autoregolazione.
- EMG (electromiogram) biofeedback: misura i pattern di tensione muscolare. Può essere utile nell’individuare abitudini muscolari maladattive che, oltre ad essere dolorose, possono andare ad intaccare la performance dell’atleta.
- HR/HRV (heart rate e heart rate variability) biofeedback: la heart rate variability corrisponde alla misura della variazione di durata tra un battito cardiaco e il successivo nel tempo. Nel HRV biofeedback l’atleta osserva nel monitor sia la sua frequenza respiratoria che la sua frequenza cardiaca e cerca di sincronizzare le due curve osservate. Questa tecnica può portare benefici nella sfera fisiologica, emotiva e cognitiva, andando ad aumentare il rilassamento. Anche il HRV biofeedback risulta un metodo efficace per raggiungere una buona l’autoregolazione.
Questi sono solo alcuni esempi della vasta gamma di tipi di biofeedback che possono essere applicati al mondo della psicologia dello sport, ne esistono molti altri e anche questi possono essere implementati nell’ottimizzazione della performance sportiva (ad esempio il EEG biofeedback).
È di fondamentale importanza, però, sottolineare che il biofeedback ed il biofeedback training necessitano di essere utilizzati esclusivamente da professionisti/e del campo e formati/e a dovere per l’implementazione dei sofisticati dispositivi e l’interpretazione dei risultati che tali dispositivi forniscono.
A cura della dott.ssa Elisa Farris
Dott. Alessandro Bargnani | CEO CISSPAT Lab
Bibliografia:
- Bertollo, M., Doppelmayr, M., & Robazza, C. (2020). Using brain technologies in practice. Handbook of sport psychology, 666-693.
- Edmonds, W. A., & Tenenbaum, G. (Eds.). (2011). Case studies in applied psychophysiology: Neurofeedback and biofeedback treatments for advances in human performance. John Wiley & Sons.
- Weinberg, R. S., & Gould, D. (2007). Foundations of sport and exercise psychology. Human kinetics.
- Jimenez Morgan, S., & Molina Mora, J. A. (2017). Effect of heart rate variability biofeedback on sport performance, a systematic review. Applied psychophysiology and biofeedback, 42, 235-245.