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IL TENNIS: UN’ALTALENA DI EMOZIONI
- 13 novembre 2023
- Posted by: Giorgia
- Categoria: news
Il tennis è prima di tutto una battaglia mentale. Si considera, infatti, come uno degli sport più intensi e impegnativi dal punto di vista psicologico, in cui i giocatori affinano costantemente le proprie abilità mentali per riuscire a guadagnarsi ogni punto, palla dopo palla.
Le problematiche psicologiche tipiche del tennis e i principi messi in atto per superarle possono essere applicati con successo a una vasta gamma di discipline sportive e possono pertanto essere utili da conoscere per qualsiasi atleta.
Invero, la pressione è inevitabile in qualsiasi competizione sportiva e imparare a gestire lo stress è cruciale per poter rimanere lucidi nelle situazioni critiche. Tecniche come la visualizzazione positiva, la regolazione del respiro e l’autocontrollo emotivo possono aiutare gli atleti a mantenere la calma nei momenti di nervosismo.
La tensione nervosa può avere un doppio effetto: da una parte, quello positivo di conferire energia ed esplosività e, dall’altra, quello negativo che irrigidisce ed immobilizza l’agonista, ovvero lo stress che implode.
Probabilmente, ogni giocatore di tennis ha provato l’esperienza del cosiddetto “braccino del tennista”, ovvero quando questa tensione nervosa influenza braccio/racchetta, irrigidendo il movimento del corpo nel suo complesso.
Un antidoto è diventare consapevoli dei propri pensieri e rendersi conto dei meccanismi che interrompono la fluidità del colpo.
Molti campioni, al fine di prevenire lo stress e far fronte ai cambiamenti durante le partite, adottano dei rituali particolari. Questi rituali, sebbene possano sembrare incomprensibili e risibili agli occhi degli altri, rappresentano in realtà un tentativo di mantenere il controllo emotivo e psicologico in campo.
Nel tennis, gli alti e bassi emotivi si alternano continuamente. Questo si deve a molteplici fattori, in primis perché le partite sono lunghe e il tempo per pensare durante il match è molto, seppure tra una palla e l’altra vi siano pochi attimi a disposizione.
Si tratta infatti di uno sport in cui non c’è possibilità di pareggio e non esistono limiti di tempo.
L’assenza di una durata precisa di gioco non è da sottovalutare, poiché il tempo si dilata fino a che uno tra i due, il più esausto fisicamente e mentalmente, non molla: da un match si può uscire solo vincitori o vinti. È una questione di sfumature, per cui un giocatore resiste giusto quell’attimo in più che può essere decisivo; per tal motivo può essere considerato quasi come una sorta di combattimento all’ultimo sangue.
Non conoscere la durata dell’incontro comporta un’ulteriore difficoltà: una grande ambivalenza emotiva che si viene a creare nella mente del tennista, proprio perché un tempo indefinito può tradursi in alcuni casi in rassegnazione e in altri in estrema frustrazione. In altre parole, l’impossibilità di prevedere la fine del match può demotivare o comunque mettere alla prova il giocatore, che sente dipendere tutto da sé.
Allo stesso modo, come sopra accennato, anche se il tempo complessivo scorre lento, ciascun punto è così breve e rapido che anche le scelte da prendere devono essere compiute molto velocemente.
È perciò molto importante saper sfruttare di volta in volta i vari momenti del gioco, lasciando andare qualsiasi distrazione esterna e giudizio o pensiero interferente, per essere concentrati e presenti nel “qui ed ora”. Questo include lo sforzo mentale di ripartire da zero dopo un colpo sbagliato o sfortunato e quindi la capacità di restare tolleranti verso se stessi senza rimuginare sui punti precedenti.
In definitiva, la concentrazione è fondamentale per cogliere ogni dettaglio del gioco e per cercare di dimenticare la stanchezza.
Il cambio campo ricopre per l’appunto l’importante funzione di recupero del focus, oltre che quella di spazio di conforto; è l’arco di tempo utile a fare chiarezza per poter interpretare la partita e riesaminare le strategie tattiche.
Da non trascurare poi una delle più grandi sfide per gli atleti che si cimentano in sport individuali: la solitudine emotiva che li accompagna fino alla fine. Ebbene sì, perché nel tennis non esiste possibilità di sostituzione, nel campo ci sei “tu individuo”, nel bene, ma anche nel male.
Il giocatore è l’unico protagonista e l’unico responsabile del risultato; è da solo sia nell’elaborare la tattica di gioco più adatta all’avversario, sia nel gestire momenti di calo e di abbattimento.
Per di più, spesse volte, per non dare segnali di debolezza all’avversario, non è nemmeno possibile sfogarsi esternamente; e così il giocatore si ritrova a dover contrastare due nemici: i propri demoni interni, che non possono essere liberati, e l’avversario, che sale non appena tu scendi, approfittando di ogni tua incertezza.
Ed ecco che l’unico modo per affrontare quelle emozioni diventa gestirle, l’unico modo efficace per interrompere lo stato emozionale negativo ed entrare in uno stato potenziante, di fiducia in se stessi, in cui dominare il gioco è finalmente possibile.
Infatti, questo sport, per quanto insidioso, talvolta diabolico, sa regalare una soddisfazione immensa, poiché, offrendo l’occasione di misurarsi costantemente con sé stessi, rappresenta una vittoria contro i propri limiti mentali e un’evidenza tangibile della forza interiore che possiamo portarci anche fuori dal campo.
Ringraziamo il tennis – uno specchio della vita vera – che come un’onda, fatto di salite e di discese, funge da lezione preziosa insegnandoci ad accettare questa danza.
A cura di Laura Dragone
Dott. Alessandro Bargnani – CEO Health & Human Performance
Bibliografia:
Apostol, Michael R. “How Professional Tennis Players Use Sport Psychology to Win.” Medium, In Fitness And In Health, 2 Apr. 2021, medium.com/in-fitness-and-in-health/how-professional-tennis-players-use-sport-psychology-to-win-7e186d445e3d.
Ciofi, Edoardo. “La Preparazione Mentale Nel Tennis.” B, 28 Sept. 2022, www.bskilled.it/la-preparazione-mentale-nel-tennis/.