NEWS
Conoscersi per sapersi fermare
Per comprendere alcuni elementi chiave di questo benessere, possiamo guardare alla teoria della piramide di Maslow (1943), nota anche come scala gerarchica delle necessità umane. Secondo questa teoria psicologica, è necessario assolvere ai bisogni primari, quelli fisiologici (respiro, alimentazione, rapporti sessuali, sonno, omeostasi), per poter ambire di soddisfare i bisogni superiori, sempre seguendo la gerarchia; dopo i bisogni fisiologici, ci sono quelli di sicurezza, di appartenenza, di stima, di autorealizzazione.
Con il desiderio di soddisfare i bisogni di stima e autorealizzazione, in quanto più “prestigiosi” agli occhi di uno sportivo, spesso alcuni dei bisogni più elementari sono lasciati in disparte, bisogni che sono strettamente correlati alla prestazione sportiva, come il dormire (bisogno fisiologico), il prevenire infortuni (bisogno di sicurezza) e il trovare tempo per sé stessi (che sia un bisogno primario come una corretta alimentazione o un bisogno di appartenenza che soddisfi le necessità sociali come l’amicizia, l’affetto familiare o l’intimità sessuale).
Bisogno di dormire. Il sonno, e più in generale il riposo, è un tema fortemente dibattuto nell’ambito della prestazione sportiva, in quanto in grado di influenzare significativamente le performance; un buon sonno è in grado di migliorare la qualità dell’allenamento e della prestazione (soprattutto per velocità e resistenza), aumenta alcune funzioni neurocognitive (come attenzione e memoria), migliora la salute fisica, diminuendo il rischio di malattie e infortuni, aiuta a mantenere il proprio peso corporeo ed è fondamentale per il recupero, muscolare e non.
Proprio per questo è un aspetto che non va sottovalutato, né tantomeno abbandonato alla casualità o alle mere abitudini di un atleta, spesso scarse in termini di qualità e quantità. Diversi studi hanno osservato come la mancanza di strategie efficaci per la gestione del sonno e dei pensieri (e.g.: pensieri intrusivi sulla competizione o nervosismo) abbia compromesso un adeguato riposo prima di una competizione, ritardando la fase di addormentamento.
Il sonno, il riposo, il ricaricarsi vanno allenati, esattamente come si allena una skill, impostando una routine funzionale. Come allenatori, così come atleti, dobbiamo ricordare, inoltre, che allenamenti troppo intensi possono portare all’insorgenza di schemi di disturbi del sonno, compromettendone l’efficacia.
Bisogno di sicurezza fisica e mentale. Un altro bisogno proposto da Maslow riguarda il bisogno di sicurezza, fisica (infortuni) e mentale (disturbi, burnout o drop out). Prevenendo gli infortuni, ovviamente si va a soddisfare il bisogno di sicurezza fisica, ma non solo. Infatti, l’infortunio fisico, spesso porta con sé stress e depressione, andando a minare, quindi, la sicurezza mentale.
Ma come possiamo prevenire gli infortuni? Un’attenzione particolare, come accennato prima, va ad un’adeguata qualità e quantità di sonno. Inoltre, è fondamentale essere presenti con la testa, essere attenti, concentrati, avere il focus giusto, non lasciarsi distrarre da pensieri esterni; se ciò dovesse accadere – perché è del tutto umano –, non si dovrebbe avere timore di fermarsi, prendersi il tempo necessario e resettare. Come allenatori, dobbiamo concedere questo tempo e offrire un ambiente sicuro nel quale l’atleta possa sentirsi compreso e supportato, dove non ci si senta in difficoltà nel prendersi una pausa necessaria alla propria salute, sia fisica, sia mentale.
La sicurezza mentale, inoltre, può essere influenzata dal clima instaurato in fase di allenamento, ma anche da altri bisogni che andremo a introdurre ora.
Bisogno di trovare il tempo per Sé stessi. Il nome di questo bisogno non rinetra nella gerarchia delle necessità umane, ma, in un certo qual modo, racchiude molteplici bisogni che servono a definirci come persona; oltre a curare noi stessi con un adeguato riposo, con una corretta alimentazione, con una giusta attenzione alla salute fisica e mentale, i bisogni di appartenenza (l’affetto familiare, l’amicizia o l’intimità sessuale) dovrebbero essere ugualmente soddisfatti, senza instaurare sensi di colpa. Tutti noi atleti abbiamo una famiglia, che ha fatto e fa sacrifici e che merita il nostro tempo; tutti noi atleti abbiamo degli amici, che non necessariamente coincidono con i compagni di squadra e che ci mancano o vorremmo vedere più spesso di quanto non riusciamo; tutti noi atleti, nell’arco della nostra carriera, abbiamo avuto o abbiamo delle relazioni intime e sentimentali che meritano di essere coltivate.
Per garantire questo benessere, spesso – ma non sempre – gli atleti sono affiancati da equipe di professionisti, come medici, fisioterapisti, massaggiatori, ecc., per il benessere fisico, psicologi e preparatori mentali, per quello psicologico. Tutte queste figure professionali possono indubbiamente apportare enormi miglioramenti nella vita dell’atleta, ma chi meglio dell’atleta stesso può conoscersi e riconoscere i segnali mandati dal proprio corpo e dalla propria mente?
Ci sono diversi strumenti che si possono apprendere e adottare per monitorarsi, come la meditazione o l’utilizzo di check-list. Molto diffuso è l’utilizzo della mindfulness, una tecnica che permette di raggiungere la piena consapevolezza di sé in quel preciso momento e in maniera non giudicante, eventualmente con un cambio significativo di prospettiva; si fonda su tre assiomi:
- l’intenzione,
- l’attenzione,
- l’atteggiamento.
Oltre a questo messaggio, la mindfulness si poggia su altri quattro meccanismi, ovvero:
- l’auto-regolazione e l’auto-gestione,
- la flessibilità emozionale, cognitiva e comportamentale,
- la chiarificazione dei valori e
- l’esposizione.
Per testarne l’efficacia in ambito sportivo, sono stati effettuati diversi studi. È stato osservato che l’utilizzo della mindfulness risulta ottimale per limitare il richio di burnout e di infortuni, così come diminuiscono i livelli di stress e di depressione; inoltre le prestazioni effettuate risultano migliori. Ad ogni modo questi studi andrebbero implementati, in quanto limitati, seppur promettenti.
È importante ricordare che gli atleti sono prima di tutto delle persone, con doti e talenti spesso fuori dall’ordinario, ma anche con le loro fragilità. Gli stessi atleti che vincono Grand Slam, Olimpiadi e Campionati del Mondo o che infrangono un record dopo l’altro, possono avere bisogno di una pausa, perché sono stanchi, perché sono mentalmente affaticati, perché hanno bisogno di ritrovare loro stessi. E questa scelta va rispettata, senza giudizio. Perchè è del tutto normale, perché è del tutto ok.
A cura della Dott.ssa Barbara Bruni Cerchier
Dott. Alessandro Bargnani | CEO Cisspat Lab
Bibliografia
Bishop, S. R., et al. (2004). Mindfulness: A Proposed Operational Definition. Clinical Psychology: Science and Practice, 11(3), 230-241.
Daya, Z., & Hearn, J. H. (2017). Mindfulness interventions in medical education: A systematic review of their impact on medical student stress, depression, fatigue and burnout. Medical Teacher, 1-8.
Halson, S. L. (2019). Sleep Monitoring in Athletes: Motivation, Methods, Miscalculations and Why it Matters. Sports Medicine.
Juliff, L. E., Halson, S. L., & Peiffer, J. J. (2015). Understanding sleep disturbance in athletes prior to important competition. Journal of Science and Medicine in Sport, 18(1), 13-18.
Li, C., et al. (2019). Mindfulness and Athlete Burnout: A Systematic Review and Meta-Analysis. International Journal of Enviromental Research and Public Health, 16, 449.
Marshall, G. J. G., & Turner, A. (2016). The Importance of Sleep for Athletic Performance. Strength and Conditioning Journal, 38(1), 61-67.
Navy, S. L. (2020). Theory of Human Motivazion – Abraham Maslow. Science Education in Theory and Practice, 17-28.
Shapiro, S. L., et al. (2006). Mechanisms of Mindfulness. Journal of Clinical Psychology, 62, 373- 386.
Simpson, N. S., Gibbs, E. L., & Matheson, G. O. (2016). Optimizing sleep to maximize performance: implications and recommendations for elite athletes. Scandinavian Journal of Medicine & Science in Sports, 27(3), 266.274.
Zadeh, M. M., et al. (2019). Effect of a mindfulness programme training to prevent the sport injury and improve the performance of semi-professional soccer players. Sage Journals, 27(6).
Sito Diritto.it https://www.diritto.it/sportivi-professionisti-chi-sono-quali-le-caratteristiche-del- lavoro-sportivo/
Sito ufficiale del CONI https://www.coni.it/it/corpi-militari-e-civili.html