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Il fattore campo
- 30 gennaio 2023
- Posted by: annaventurini97@gmail.com
- Categoria: Articoli news News dal campo
Home advantage, ovvero il fattore campo. Un fenomeno che esiste negli sport da decenni a livello mondiale, ma presente in particolar modo nel calcio, e definibile come il vantaggio che una squadra trae dal giocare nel proprio stadio. Ancora ad oggi, nonostante questo fenomeno sia studiato e ricercato a partire dagli anni ’80, non è facile comprendere in modo chiaro quali siano le cause che contribuiscono alla sua presenza.
Nel corso degli anni sono state fatte alcune ipotesi. Forse il fattore più esaminato a livello psicosociale è la presenza del pubblico, indipendentemente dal numero di spettatori che assistono alla partita. Intensità del tifo e vicinanza dei tifosi al campo sono elementi da tenere in considerazione quando si parla dell’impatto che la presenza degli spettatori ha sul fattore campo.
Inoltre, la percentuale di tifosi della squadra di casa presente allo stadio è tendenzialmente maggiore rispetto a quella della squadra ospite. Questa disparità può fungere da traino motivazionale per la squadra che gioca nel proprio stadio e influire, invece, in maniera negativa sull’autostima degli avversari. Non è ancora stato appurato, però, se il fattore campo costituisca unicamente un vantaggio per la squadra di casa, uno svantaggio per gli ospiti oppure una combinazione di entrambe.
Ciò che invece è stato definito e comprovato è come gli arbitri subiscano la pressione psicologica causata dalla storia e dal blasone della squadra, ma soprattutto dalla presenza dei tifosi, tutte componenti che li rendono soggetti a bias cognitivi decisionali. Questo comporta che le decisioni arbitrali prese durante una partita tendono a favorire la squadra di casa. Alcuni dati che corroborano la presenza di questo fenomeno sono il quantitativo di rigori assegnati, i cartellini gialli e rossi dati durante una partita e le percentuali complessive di vittorie in casa e fuori casa durante una stagione sportiva.
Ponzo e Scoppa (2018) hanno raccolto dati attraverso l’analisi di 128 partite dei maggiori campionati italiani. I ricercatori hanno concluso che gli arbitri assegnavano in media 0.2 rigori, 2.65 cartellini gialli e 0.23 cartellini rossi a partita per la squadra che giocava in casa, mentre 0.15 rigori, 2.73 cartellini gialli e 0.31 cartellini rossi per la squadra ospite.
Se prendiamo come esempio la Serie A nella stagione sportiva 2021/2022, possiamo vedere come la media delle vittorie in casa corrisponda al 39% contro il 35% delle vittorie fuori casa. Nella stagione 2013/2014, invece, la media delle vittorie in casa corrisponde al 48% mentre la percentuale di vittorie in trasferta risulta essere il 29% (statistiche disponibili su footystats.org).
Nonostante quanto affermato finora, si può evincere come negli ultimi anni sia stato registrato a livello statistico una diminuzione del fattore campo, molto probabilmente grazie all’introduzione della tecnologia e alle modifiche nei regolamenti, che hanno permesso di ridurre il margine d’errore nelle decisioni arbitrali a favore di una maggior oggettività.
Altri elementi da non trascurare quando si parla di fattore campo sono le abitudini sviluppate dai giocatori della squadra di casa. Per abitudini si intendono le dimensioni del campo (nonostante il regolamento preveda uno standard dimensionale, sono concesse delle eccezioni dovute a problemi strutturali preesistenti – vedi i campi più ristretti di Empoli e La Spezia), la tipologia del terreno di gioco (sintetico o naturale), la vicinanza al campo delle tribune, ed infine i cambiamenti di routine dovuti alle trasferte.
Proprio quest’ultimo fattore incide particolarmente sulle condizioni psicofisiche dei calciatori. Gli spostamenti geografici dovuti ai frequenti viaggi, soprattutto per le competizioni europee ed internazionali, comportano l’esposizione a differenti condizioni climatiche e fusi orari. Giocare in luoghi caratterizzati ad esempio da elevate temperature, umidità o altitudini si traduce in un affaticamento muscolare e respiratorio, che spesso dipende anche dalla mancanza di riposo che deriva dal jet lag causato dalle trasferte.
Nonostante il fattore campo sia un fenomeno difficile da scomporre in singoli elementi, abbiamo potuto osservare come l’interazione di varie concause contribuisca a creare un vantaggio vero e proprio. Parlano chiaro le statistiche riportate sopra: un maggior numero di vittorie in casa si traduce in più punti ottenuti durante la stagione; un minor numero di cartellini gialli e rossi significa avere più giocatori a disposizione per le partite successive; un maggior numero di rigori assegnati a partita equivale a più occasioni di segnare. Infine, condizioni fisiche non ottimali dovute ai frequenti spostamenti geografici, e ciò che questo comporta, risultano essere un handicap per la squadra ospite. Tutti questi fattori costituiscono quindi un vantaggio innegabile per la squadra di casa.
A cura della Dott.ssa Veronica Mattarozzi
Dott. Alessandro Bargnani | CEO Cisspat Lab
BIBLIOGRAFIA
Pollard, R. (2008). Home advantage in football: A current review of an unsolved puzzle. The open sports sciences journal, 1(1).
Pollard, R., & Armatas, V. (2017). Factors affecting home advantage in football World Cup qualification. International Journal of Performance Analysis in Sport, 17(1-2), 121-135.
Pollard, R., & Gómez, M. A. (2009). Home advantage in football in South-West Europe: Long-term trends, regional variation, and team differences. European Journal of Sport Science, 9(6), 341-352.
Ponzo, M., & Scoppa, V. (2018). Does the home advantage depend on crowd support? Evidence from same-stadium derbies. Journal of Sports Economics, 19(4), 562-582.
Zheng, S. (2016). Home Advantage in Soccer. Pitjournal.