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Invecchiamento e post-carriera negli atleti professionisti
- 23 gennaio 2023
- Posted by: Fausto Verza
- Categoria: Articoli news News dal campo
L’invecchiamento è un processo fisiologico spesso temuto dagli atleti professionisti perché tendenzialmente è associato ad un calo delle prestazioni, che rappresenta una minaccia per la carriera di questa tipologia di atleti. A seconda dello sport praticato, la vita sportiva di un atleta tende ad essere piuttosto breve. È possibile, infatti, che uno sportivo d’elite di 30 anni venga considerato un “veterano” o “senatore”.
Nella psicologia dello sport, solitamente raggiungere i propri limiti fisiologici è considerato un antecedente del ritiro. L’atleta entra quindi in un periodo di transizione dal forte impatto emotivo, caratterizzato dai diversi fattori di stress. Le reazioni psicologiche tipiche di questa fase hanno caratteristiche molto simili a quelle del lutto, con la presenza di rabbia, depressione e ansia. Questo perché è comune, soprattutto tra i professionisti, associare il termine della carriera a una perdita della propria identità, in quanto è presente uno stretto legame tra quello che è l’Io sportivo all’’identità dell’atleta, quando in realtà l’essere un atleta rappresenta solo una sfaccettatura dei componenti che formano la totalità dell’individuo.
È un fatto risaputo che la popolazione mondiale sta invecchiando. A livello statistico è stato stimato che la percentuale di individui di età superiore ai 50 anni aumenterà del 113% sia in Europa che in America entro il 2050 (Fung, 2013). Un simile trend è presente anche negli sport, dove l’età media di partecipazione è aumentata rispetto al passato recente. Alcuni esempi di atleti veterani ancora in attività e capaci di essere incisivi sono Buffon, che a 45 anni difende ancora i pali del Parma calcio e LeBron James, che a 38 anni continua a macinare punti e record nell’NBA o ancora il tennista scozzese Andy Murray, che all’età di 35 anni è stato in grado di affrontare e vincere un match dell’ Australian Open durato quasi 6 ore.
Stiamo assistendo ad un’inversione di tendenza rispetto all’invecchiamento fisiologico e le prospettive di ritiro. Una potenziale spiegazione deriva dal fatto che gli atleti negli ultimi anni dedicano molta più attenzione alla conservazione del proprio stato fisico, soprattutto grazie al continuo sviluppo tecnologico che permette di creare allenamenti, adottare regimi alimentari e strategie per il recupero personalizzato. Negli sport caratterizzati anche da componenti tecniche e tattiche è diventato comune vedere atleti che riadattano il loro stile di gioco in funzione della loro età e condizione fisica.
Cristiano Ronaldo è un esempio di calciatore che ha rivoluzionato il suo modo di giocare nel corso degli anni. Esordisce nel ruolo di ala, per poi avvicinarsi sempre di più alla porta: da esterno di attacco a sinistra a punta. Il cambiamento tattico gli ha permesso di gestire al meglio le energie durante la partita per continuare ad essere una macchina da goal nonostante l’avanzare dell’età. Buffon invece combatte da anni contro l’opinione pubblica, che lo avrebbe voluto vedere ritirarsi ancora prima del suo passaggio al PSG nel 2018. Una volta arrivato a scadenza di contratto, si è trovato a dover decidere se smettere di giocare o meno. Il portiere quindi dichiara di sentirsi ancora molto motivato nonostante l’età e di essere alla ricerca di nuovi stimoli per giocare.
Dagli esempi citati, sembra che accettare l’avanzamento d’età e il conseguente calo delle prestazioni (traducibili in velocità o resistenza ridotte, muscolatura meno sviluppata, tempi di reazione maggiori ecc.) sia necessario per riadattare sia il proprio modo di pensare che lo stile di gioco. Ridefinire le proprie motivazioni in modo da riformulare i principi per cui si vuole continuare a giocare (senso d’appartenenza ad una squadra/tifoseria, il divertimento di giocare per passione, voler provare esperienze di vita diverse prima di ritirarsi) aiuta ad avere una visione più chiara rispetto alla decisione da prendere.
Ne deriva che porsi obiettivi concreti, in particolar modo a breve termine, può aiutare a strutturare questa fase delicata della carriera in cui diventa cruciale curare con particolare attenzione la dimensione temporale e di accessibilità in relazione alla necessaria consapevolezza di ciò che è effettivamente possibile fare per l’atleta. Focalizzarsi su obiettivi specifici permette di gestire al meglio le proprie energie psicofisiche, escludendo le attività meno rilevanti. Ne gioveranno inoltre la persistenza e la costanza che lungo il percorso dovranno essere mantenute a livelli adeguati, garantendo una gestione sostenibile degli sforzi per il raggiungimento degli obiettivi prefissati.
Allo stesso tempo è importante avere una consapevolezza dei propri mezzi tale da potersi rendere conto della necessità di fermarsi. A supporto di ciò è stato dimostrato che un fattore che modera l’impatto del post-carriera è il ritiro volontario: maggiore sarà la componente di volontarietà, migliore sarà la qualità dell’adattamento alla vita post-carriera. Questo perché tale decisione comporta una maggiore percezione di controllo. Al contrario, fattori come infortuni o inadeguatezza fisico-tecnica comportano un ritiro forzato con percezione di basso controllo e nel post carriera porta a problematiche come un ridotto autocontrollo e autostima nonché un aumento della frequenza di sentimenti di rabbia, ansia e depressione (Erpic, Wylleman & Zupanci 2004).
Il post-carriera nel mondo dello sport è una fase che necessita di pianificazione anticipata, sia per quanto riguarda l’aspetto identitario menzionato in precedenza sia per quello finanziario. Anticipare una ridefinizione consapevole dei propri obiettivi può aiutare ad affrontare al meglio il periodo che segue il ritiro e prevenire quindi le difficoltà che la maggior parte degli sportivi si trovano ad affrontare.
A cura della Dott.ssa Veronica Mattarozzi e del Dott. Fausto Verza
Dott. Alessandro Bargnani | CEO Cisspat Lab
BIBLIOGRAFIA
Eggleston, D., Hawkins, L. G., & Fife, S. T. (2020). As the lights fade: A grounded theory of male professional athletes’ decision-making and transition to retirement. Journal of Applied Sport Psychology, 32(5), 495-512.
Fung, H. H. (2013). Aging in culture. The Gerontologist, 53(3), 369-377.
Ronkainen, N. J., Ryba, T. V., & Nesti, M. S. (2013). ‘The engine just started coughing!’—Limits of physical performance, aging and career continuity in elite endurance sports. Journal of Aging Studies, 27(4), 387-397.
Cecić Erpič, P. Wylleman, M. Zupančič, The effect of athletic and non-athletic factors on the sports career termination process, Psychology of Sport and Exercise, Volume 5, Issue 1, 2004, Pages 45-59.