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INTENSITA’: GESTIONE DELL’ATTIVAZIONE E PRESTAZIONE
“Tutti si stupiscono di vederlo fare quello che fa in campo, io no: certo, rimango incantato come tutti, ma io so da dove vengono le sue prestazioni. Tutti i risultati che ottiene – le vittorie, i record, i titoli – se li merita, se li è guadagnati con il sudore della fronte…”
(Kendrick Perkins su LeBron James)
Intensità. Non è solo la forza che viene messa in un gesto sportivo. È una modalità di svolgimento totale, con scopo il miglior svolgimento possibile.
Praticare intensamente un’azione vuol dire “fare” con grande profondità di applicazione e con simultanea attivazione che possa far immergere la persona nel gesto che sta attuando.
Questo termine spesso viene recepito come astratto, difficile da descrivere. Eppure a livello etimologico le sue radici mostrano un significato pratico.
Il termine deriva dal latino intensus cioè “teso”, indirizzato a qualcosa, verso il verificarsi dell’azione. In questo modo il termine acquisisce immediatamente una connotazione più pratica.
Possiamo quindi, definirla come il grado di manifestazione di un evento, che esso sia un evento fisico o evento psichico.
Nello sport, l’intensità può determinare la prestazione in modi diversi, dagli allenamenti all’attivazione emotiva prima e durante la gara.
In psicologia il termine Arousal indica l’intensità di attivazione psicofisiologia di un organismo. Può essere misurato da parametri fisiologici come la frequenza cardiaca, pressione sanguigna, sudorazione e produzione di ormoni. A livello psicologico questi parametri sono connessi alle funzioni cognitive, cioè orientano la nostra attenzione, la memoria, la capacità di decisione e la messa in atto di alcuni comportamenti.
La teoria dell’arousal presuppone che lo stato di attivazione possa variare lungo un continuum che va da un minimo di attivazione, corrispondente al sonno, ad un massimo, corrispondente ad attivazione diffusa.
Nello stato di attivazione diffusa l’organismo è ricco di energia, le funzioni cognitive sono totalmente attive, il corpo è pronto ad inferire forza e precisione al movimento.
Per estrapolare dall’atleta l’intensità giusta, questo stato di attivazione è necessario, così come è necessario gestire la componente emotiva, parte inscindibile dalla attivazione diffusa.
Spesso il forte coinvolgimento di una situazione può dare come effetto tensione, iperattivazione e non favorire l’accuratezza del gesto sportivo.
La dirompenza di un’emozione può scardinare gli equilibri con cui siamo soliti affrontare le prove della vita, ma una buona gestione della regolazione emotiva può renderci allo stesso tempo coscienti di ciò che proviamo e intensamente bilanciati nell’azione che stiamo svolgendo.
La regolazione emotiva è una facoltà che si sviluppa a partire da vari fattori, quello che più ci interessa, in rapporto con l’intensità è: la non soppressione dell’emozione ma lo spostamento dell’emozione.
Le emozioni e lo stress, naturalmente suscitati dal coinvolgimento personale, possono essere di grande importanza, a patto che le emozioni siano percepite positivamente dall’atleta, spingendolo ad accuratezza e precisione, e che lo stress sia fattore generante uno stato di accorta applicazione (eustress).
In condizioni di corretta gestione di questi fattori, il grado di intensità può portare l’atleta ad orientare tutte le energie mentali e fisiche verso la sua “performance perfetta”.
Intensità vuol dire essere coinvolto fortemente ma riuscire a essere calmi e focalizzati.
“Quello che lo separa da tutti gli altri è il duro lavoro di ogni giorno, il suo dedicarsi completamente al gioco, il modo in cui si prepara prima di ogni partita, mentalmente e fisicamente.” (Damon Jones su LeBron James)
Il talento può far emergere degli attimi di prestazione spettacolari e può dar modo all’atleta di risolvere alcuni match;
la freddezza e il cinismo possono favorire il superamento estemporaneo delle componenti emotive associate all’azione, alla gara o al periodo vissuto.
Quello che rende, però, l’atleta padrone delle proprie potenzialità è un costante allenamento fisico e mentale e la gestione dell’attivazione per mirare ad una completa partecipazione e per inferire la massima intensità alla propria prestazione.
BIBLIOGRAFIA:
Bibliografia:
Barry R.J.; Clarke A.R.; McCarthy R.; Selikowiz M.; Rushby J.A.; (2005); “Aurosal and activation in continuous performance in young swimmers”. Applied psychology, an International rewiew, 51.
Fazey J.; Hardy L.; (1988) “The inverter Un hypotesis: a catastrophe for sport psychology?” British association of sport psychology: Leeds.
Franzoni S. “Attivazione e disattivazione nello sport”. (2011) in Lucidi F.; (2011)”Sportivamente”, Led edizioni, Milano.
A cura della Dott. Luca D’onorio De Meo
Dott. Bargnani Alessandro, CEO Psicologi dello Sport Italia